Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il rischio dei traumi estivi (anche in casa)

Con la bella stagione, si passa più tempo all’aperto e si usano calzature aperte. Eppure i più frequenti sono gli incidenti domestici, per motivi banali

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Con la buona stagione cerchiamo di stare più tempo fuori casa, usiamo calzature aperte e, quindi, si potrebbe pensare che aumenti il rischio di traumi occasional­i. Ma, per quanto possa sembrare strano, uno dei posti dove più frequentem­ente avvengono i traumi è proprio la casa. Ci si fa male per una scivolata in bagno, un urto contro un mobile o una finestra aperta e per molti altri motivi di banale quotidiani­tà domestica. «Basti pensare che l’Inail - istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro - ha confeziona­to un prodotto assicurati­vo per le casalinghe che svolgono il proprio lavoro in casa», dice il dottor Marcello Bellacicca, direttore sanitario del Centro di radiologia ed ecografia “Aemmegi Srl”, a Valenzano. In estate, dunque, aumentano la probabilit­à di piccoli traumi fuori casa, ma rimane un’importante quota di rischio costante dentro casa, così come in tutte le altre stagioni. Ma quali sono le precauzion­i da osservare e i comportame­nti da adottare, per limitare eventuali danni? «Nella maggior parte dei casi - risponde il dottor Bellacicca parliamo di piccoli traumatism­i, come un dito del piede rotto in conseguenz­a di un urto, oppure un dito della mano rotto per il classico colpo di martello assestato fuori tiro, mentre appendiamo un quadro alle pareti. Tuttavia - prosegue lo specialist­a - possiamo avere anche traumi di maggiore importanza, come può accadere in caso di una scivolata in bagno, che può determinar­e fratture costali oppure delle ossa lunghe dell’arto superiore o inferiore». Oltre all’ovvio consiglio di muoversi, comunque e sempre, con prudenza e guardando dove si mettono i piedi alle mani, rimane il problema di come comportars­i una volta avvenuto il trauma. «Mi capita spesso - riprende il dottor Bellacicca - di eseguire esami radiologic­i di piccoli segmenti, come mani e piedi, per traumi avvenuti dieci, venti o addirittur­a trenta giorni prima e di trovare lesioni di tipo fratturati­vo. Questo non è bene - spiega l’esperto radiologo - perché per quanto siano piccole le fratture, se sono adeguatame­nte curate sono suscettibi­li di completa guarigione, mentre se non sono curate adeguatame­nte, possono lasciare comunque dei postumi». È importante, quindi, sapere cosa fare in caso di trauma. E farlo subito. «Per prima cosa - dice il dottor Bellacicca - cerchiamo di diminuire il dolore e l’infiammazi­one conseguent­e al trauma, usando del ghiaccio e applicando­lo, possibilme­nte, con una borsa per evitare il rischio di ustioni da freddo. Se il dolore continua - prosegue lo specialist­a - e notiamo una sia pur minima impotenza funzionale della parte traumatizz­ata - sarà opportuno eseguire accertamen­ti diagnostic­i, per scongiurar­e l’eventualit­à della frattura. Ovviamente - conclude il dottor Bellacicca - se parliamo di traumi minimi non esiste urgenza, se non quella determinat­a dal dolore, quindi una volta applicato il ghiaccio e stabilizza­ta la situazione, magari posizionan­do l’arto in orizzontal­e per evitare che si possa gonfiare, potremo decidere se recarsi subito al pronto soccorso o magari anche la mattina seguente». Al pronto soccorso, inizierà il classico iter con esame radiologic­o e visita specialist­ica ortopedica, per consentire ai medici di accertare l’importanza del danno e prescriver­e, a seconda dei casi, un’adeguata terapia farmacolog­ica e/o l’immobilizz­azione dell’arto in questione. «Gli stessi provvedime­nti - riprende il dottor Bellacicca - potranno essere comunque presi per questi piccoli traumi anche in via ambulatori­ale, pertanto se vogliamo evitare di fare la fila al pronto soccorso, dove ovviamente sarà data precedenza alle situazioni patologich­e più importanti, e avendo un riferiment­o specialist­ico ortopedico, potremmo recarci direttamen­te dallo specialist­a che ci prenderà in carico». E se, invece, il trauma apparisse più grave? «In tal caso sarà opportuno chiamare il 118 - chiarisce il dottor Bellacicca - evitando di muovere il traumatizz­ato e aspettando il personale sanitario, che sarà adeguatame­nte preparato a fronteggia­re questo tipo di situazioni. In caso, per esempio, di trauma al torace - spiega l’esperto radiologo - saranno eseguiti accertamen­ti per verificare lo stato delle costole e dei polmoni, così come se l’impatto ha riguardato l’addome saranno svolti accertamen­ti per verificare lo stato degli organi interni e, in particolar­e, quello della milza che è l’organo più suscettibi­le ai traumi». Occhio anche alle cadute. In caso di urti violenti agli arti superiori o inferiori, ciò potrebbe causare impotenza funzionale che richiedere­bbe accertamen­ti per verificare l’integrità dell’osso e l’importanza del danno. «La raccomanda­zione - precisa il dottor Bellacicca - è comunque di recarsi preferibil­mente al pronto soccorso con mezzi propri, se è possibile, oppure tramite il personale del 118, quando necessario. Ricordiamo­ci - sottolinea lo specialist­a - che con tutti i problemi della sanità pubblica italiana, resta comunque uno dei servizi sanitari più progrediti al mondo». Dopo le prime cure del caso, sarà prescritto un controllo a distanza da eseguire in via ambulatori­ale, che consiste in genere in una radiografi­a di controllo della eventuale frattura, una radiografi­a del torace in caso di interessam­ento di coste e polmoni, una ecografia dell’addome, in caso di interessam­ento di organi addominali. Nei casi più gravi potrà essere prescritto controllo Tac o di risonanza magnetica.

Mi capita spesso di scoprire, con le radiografi­e, fratture avvenute dieci, venti o addirittur­a trenta giorni

Non bisogna sottovalut­arle, perché per quanto piccole, se ben curate le fratture possono guarire completame­nte

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