Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Tovalieri: «Ho il cuore spezzato»

- P. C.

Se pensi al «Cobra» pensi a Sandro Tovalieri, ai suoi gol, a un’epoca felice. Alla coppia d’oro con Protti, a una squadra che vinceva contro le grandi e sfidava anche i luoghi comuni. Sogni grandi e stadio pieno, serie A e futuro roseo. Tutto il contrario delle ore incredibil­i che stanno vivendo i tifosi. Incertezze su incertezze, il baratro della serie D a un passo. Mani ai capelli sperando che sia un incubo. Invece è tutto maledettam­ente vero.

Sandro Tovalieri, come giudica la situazione del Bari in questi giorni caldissimi?

«La notizia della possibile mancata iscrizione era nell’aria. Ora dobbiamo aspettare lunedì sperando che si possano trovare risorse. È una situazione strana, è brutto per la città. Parlo anche a nome dei miei ex compagni. Abbiamo onorato la maglia e vedere la società così moribonda fa male al cuore. Conosco la piazza, la città e i tifosi, non si doveva arrivare a questo. Non lo meritiamo». Si aspettava, giusto qualche mese fa, di arrivare a questo punto?

«Non me l’aspettavo ma i segnali non erano positivi: prima la penalizzaz­ione, poi tutte le chiacchier­e che giravano. Ma di lì ad arrivare a questo punto, nessuno l’avrebbe mai immaginato. Poi, certo, non stando dentro, non giudico. So solo che tutti noi abbiamo un pessimo stato d’animo». Cosa pensa, mettendosi nei panni del tifoso?

«Il tifoso seguirebbe comunque il Bari, il suo amore non finirebbe mai, anche se le cose dovessero andar male. Speriamo che si accenda una lampadina perché qualcuna capisca il dramma della città. È difficile trovare parole in una situazione del genere».

Se la sente di fare un appello agli imprendito­ri? «Credo che ora gli appelli non servano. Servono i fatti, soldi entro lunedì alle 18 per dare continuità alla vita del Bari. Certamente sarebbe bello se gli imprendito­ri ci mettessero qualcosa per la squadra della città. Anche io mi sono mosso a Roma per parlare con alcune persone, ma qui si tratta di 48-72 ore e non sono mille euro. Sono tanti».

Un appello ai tifosi invece?

«Perlomeno che la gente faccia qualcosa in modo civile per dimostrare l’affetto. Magari una manifestaz­ione per far capire l’amore: ciò che sta accadendo non è affatto giusto».

Cosa rimprovera all’attuale società? «Credo che quando succedono queste cose, che non capitano solo a Bari, sia sempre opportuno dire le cose con chiarezza. Se se ne fosse parlato e se si fossero affrontati i problemi, il barese avrebbe reagito in un modo diverso. Le prese in giro hanno fatto perdere fiducia. È normale che ci si senta traditi».

Intanto la squadra è pronta per il ritiro. Non è un paradosso?

«La Covisoc non ci ha iscritto al campionato, servono fondi, la società non fa comunicati, eppure la squadra si allena e addirittur­a oggi è fissata la partenza per il ritiro. È una situazione anomala, che potrebbe creare disagio. Oggi potevano essere in 500 tifosi a salutare i giocatori e invece non c’è nessuno. C’è solo rabbia e delusione».

Il primo pensiero che le viene in mente parlando di questa vicenda?

«Sono in vacanza ma è la vacanza più brutta della mia vita perché non sono felice. So quello che sta passando la gente perché è quello che passo io. La maglia che ho indossato la porterò dentro la tomba. Ho il cuore spezzato. Ma spero in una gioia nelle prossime ore, per poter urlare come un matto e festeggiar­e da solo».

So quello che sta passando la gente perché è quello che passo io. Parlo anche a nome dei miei ex compagni. Abbiamo onorato la maglia, fa male vedere la società ridotta così

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Il cobraSandr­o Tovalieri, «il cobra», nel 2013 al San Nicola per una visita alla sua ex squadra, alla città e ai tifosi

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