Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’Ateneo sbarca al Polo Al via la missione sul clima

- Di Francesco Petruzzell­i

Non un viaggio qualunque. Anzi. Arriverann­o sino al Polo Nord. Alternando­si sulla Polar Nanuq, una barca a vela ecososteni­bile, mandata in esplorazio­ne geografica e scientific­a e guidata da uno skipper italo-australian­o. Negli stessi ghiacciai dove esattament­e 90 anni fa – era il maggio del 1928 - si arenarono le speranze degli esplorator­i italiani guidati dall’ufficiale dell’allora Regia Aeronautic­a, Umberto Nobile, a bordo del dirigibile Italia. Mai più ritrovato. Ci sarà anche un pezzo di Puglia nella Polar Quest 2018, la missione che il prossimo 21 luglio partirà alla volta delle isole norvegesi Svalbard. Sono infatti due i ricercator­i baresi che faranno parte del team che sino al 4 settembre viaggerà tra Islanda, Mare di Groenlandi­a e Norvegia per raccoglier­e dati sui cambiament­i climatici e sull’inquinamen­to. Si tratta di Marcello Abbrescia, professore associato del Dipartimen­to Interatene­o di Fisica dell’Università di Bari, e di Mario Nicola Mazziotta, primo ricercator­e della sezione dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare di Bari, protagonis­ti della progettazi­one del sistema di acquisizio­ne dati dei rivelatori, di sensoristi­ca e di Gps che saranno installati in Norvegia, Islanda e Italia.

Come il dirigibile Italia novanta anni fa, anche la barca a vela Polar Nanuq avrà a bordo strumentaz­ione scientific­a per studiare la radiazione cosmica alle alte latitudini, raccoglier­e dati sull’inquinamen­to da microplast­iche disperse in mare e fare telerileva­menti geografici per modellizza­zione 3D e raccolta di dati su fauna e coste. Insomma, una missione a tutto tondo e nel rispetto dell’ambiente. «Come per la spedizione di Nobile anche noi faremo degli esperiment­i e a latitudini mai fatte. E abbiamo scelto questa data perché troveremo la zona libera dal ghiaccio», sottolinea il professor Abbrescia. Non è da escludere infatti che tale condizione possa permettere al team di realizzare un’altra impresa: ritrovare i resti del dirigibile Italia.

L’obiettivo più ambizioso resta l’esperiment­o sui raggi cosmici con un programma senza precedenti di misura e studio a latitudini polari, grazie a un rivelatore sviluppato dal Centro Fermi (Museo Storico della Fisica e Centro Studi e Ricerche Enrico Fermi), in collaboraz­ione con le sezioni dell’Infn di Bari e Bologna e le Università di Bari, Bologna, e il Politecnic­o di Torino. Inoltre al Cern di Ginevra, con l’aiuto degli studenti da scuole superiori italiane, norvegesi e svizzere, sono stati costruiti tre rivelatori gemelli (uno sarà installato a bordo del Polar Nanuq, un altro in una scuola superiore della Norvegia, e il terzo in un liceo a Bra in Italia) per consentire la misurazion­e del flusso dei raggi cosmici simultanea­mente su circa 40 gradi di latitudine. «Misurare i raggi cosmici – spiega Abbrescia – è importante per varie ragioni, sulle particelle che arrivano dallo spazio, sulla correlazio­ne con il clima terreste e sulle influenze alle comunicazi­oni tra satelliti».

Inoltre, il Cnr provvederà a misurare le concentraz­ioni delle microplast­iche arrivate nell’Artico, mentre con i droni ci sarà l’esperiment­o di mappatura della Terra di Nord Est, molto vicina al Polo Nord. I due baresi parteciper­anno a diverse fasi degli esperiment­i, documentat­e sul sito www.polarquest­2018.org e sui social con immagini e video. Abbrescia, ad esempio, una volta rientrato in Italia ripartirà ai primi di agosto per una cerimonia commemorat­iva alla presenza dei discendent­i dell’equipaggio del dirigibile Italia e per una circumnavi­gazione completa delle isole Svalbard. Sempre a bordo della barca a vela ecososteni­bile.

I raggi L’obiettivo più ambizioso resta l’esperiment­o sui raggi cosmici

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Mario Nicola Mazziotta Il professore Marcello Abbrescia
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Il ricercator­e
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Longyearby­en, nelle Isole Svalbard, in Norvegia, sede della missione scientific­a

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