Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Le canzoni di Joni Mitchell e la «versione di Giulia»
Joni Mitchell è fin dagli anni Settanta un’icona, un modello di stile e di coraggio sia in campo musicale che esistenziale. Cantautrice di talento, efficace narratrice generazionale (Woodstock), pronta a raccontare le sue inquietudini di giovane donna (Blue, Hejira), i turbamenti dell’età di mezzo (Wild Things Run Fast) e quelli dell’età matura (Taming the Tiger). Intellettuale e istintiva, fiera di entrambi i lati del suo carattere (Both Sides Now). Le sue canzoni sono tra le cose più belle della gloriosa stagione del rock americano tra anni Sessanta e Settanta, con quel modo inimitabile di suonare la chitarra (ritmicamente vivo e armonicamente raffinato) e soprattutto quella voce, limpida, cristallina, pronta a buttarsi a rotta di collo per intervalli arditi, a divagare come una cantante di jazz per poi riprendere esattamente la melodia. Rifarsi a lei, renderle omaggio, significa giocare col fuoco. In tante ci hanno provato in passato, con esiti alterni. Lo fa ora con buona dose di incoscienza la trentenne toscana Giulia Galliani, in un album intitolato Song for Joni e pubblicato dall’etichetta leccese Dodicilune. E bisogna dire che, insieme ai musicisti del Mag Collective, con una strumentazione che comprende chitarre e tastiere, sax, ritmica e violoncello, oltre a vari ospiti, Galliani ci regala un disco davvero prezioso. Le dieci canzoni della Mitchell in scaletta (nove originali, più la Goodbye Pork Pie Hat di Mingus di cui la Mitchell si appropriò) sono affrontate di petto, con adesione totale e appassionata ma senza ricalchi, anzi con un segno deciso di attualità e accenti jazz marcati. Merito degli arrangiamenti, firmati da tre membri del Mag Collective, e merito dell’interprete, che cerca sempre la sua strada pur restando fedele al modello di riferimento. Così i brani tornano all’orecchio familiari e amati, ma poi prendono altre strade. L’iniziale Blue presenta un magnifico gioco vocale a tre (ospiti Sara Battaglini e Camilla Battaglia) su una tessitura d’archi, The Jungle Line ha ruvidezze quasi punk mentre Black Crow vola morbida e A Case of You diventa una ballad. I pezzi vengono da sei album, con Blue che fa la parte del leone. Nella «versione di Giulia», ovviamente.