Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Per niente Candida

Per niente

- di Candida Morvillo

Gentile Candida, mi sento meschino a scriverle, ma non so che fare. Fra poco partirò con le vacanze e dovrò stare con mia moglie 24 ore al giorno. La sola idea mi stringe lo stomaco. Nel corso dell’anno, riesco a evitarla senza dare nell’occhio, c’è il lavoro, io viaggio per lavoro, sto in ufficio fino a tardi, vediamo spesso parenti e amici, e posso evitare di stare troppo da solo con lei, ma d’estate no. D’estate, me la vedo davanti tutto il giorno in costume, e non è più uno spettacolo che apprezzo, passiamo giornate di mutismo in spiaggia, buttati sotto l’ombrellone e, a casa, si accanisce con lamentele mascherate da amorevoli consigli, mi impedisce di mangiare quello che voglio, dice che ingrasso, che mi viene il diabete, che ho il colesterol­o alto, poi invece mangia lei. Viviamo in una continua, sotterrane­a, ostilità che cerchiamo di reprimere per ore e che poi esplode, ma dopo trent’anni di matrimonio non sapremmo dove andare, che fare, cosa raccontare ai nostri figli. Saremmo ridicoli a lasciarci. Siamo sempre stati inorriditi da quelli che si lasciano in età avanzata, come noi. Dove credono di andare? Inoltre, io non ho nessun’altra, lei non ha nessun’altro. Che senso avrebbe? Ma, allora, come esco da questa trappola di un mese che, mi creda, mi atterrisce, mi sento soffocare, già non ci dormo la notte. Invece di riposarmi, vado a farmi il cuore amaro. Caro Alfredo, non sarei felice neanche io di ritrovarmi h 24 al mare con un marito che sparisce tutto l’anno e mi ignora pure d’estate. Ci sarà pure qualcosa che vi univa e vi piaceva l’uno dell’altro. Cominci lei a fare uno sforzo per ricordarsi cos’era. Le darò i compiti per le vacanze. Uno. Si porti dietro gli album di famiglia, le diapositiv­e del matrimonio e del vostro amore, scorrete insieme i vostri ricordi. Ritrovate i motivi che vi tengono insieme, chiedetevi cosa è successo e cosa vi manca per essere felici. Due. Fate un giorno sì e uno no qualcosa che facevate un tempo e non fate più. Una partita a racchetton­i, una a carte, una a biliardino. Tre. Fate un giorno sì e un no qualcosa di nuovo. Provate un piatto mai azzardato, andate in un posto dove non siete mai stati. Quattro. Datevi degli obiettivi, delle sfide da realizzare insieme. Per esempio, una dieta, o trovare una stella marina, o arrivare a nuoto in una spiaggia lontana. Cinque. Fate sport, soprattutt­o. Lo sport mette in circolo endorfine e migliora l’umore (e la forma fisica, e di questo, mi pare, avete bisogno entrambi). Poi, si ricordi che la noia uccide solo d’estate, ma i matrimoni li uccidiamo lentamente tutto l’anno se ne annientiam­o l’essenza minuto per minuto. Approfitti delle vacanze per aprire un dialogo aperto e franco. Dopo una gita in pedalò che non facevate da anni, davanti a un piatto di cucina esotica mai provato, sarà più facile.

Donne molestate?

Non siamo tutti Weinstein

Cara Candida, sono un uomo giovanile e impegnato nel lavoro, divorziato da qualche anno. Vorrei confrontar­mi con lei sul tema dei rapporti uomini e donne. Io sono convinto che le donne sono molto in gamba, sul lavoro sono precise e spesso ci danno dei punti perché forse hanno più motivazion­e. Ma non ne posso più di sentir parlare ovunque di quanto sono brave le donne, quanto sono sfruttate, limitate, vessate, quanto è necessaria la parità. Sono andato a un convegno sulla parità, le relatrici erano solo donne, tutte brave, per carità, ma sembrava che tutte avessero imparato la stessa lezione a memoria e che, neanche troppo velatament­e, ci odiassero. Mi sono sentito sul banco degli imputati, pur non ritenendo di avere alcuna colpa. Nella mia vita, ho assunto donne e molte di loro hanno fatto carriera, non credo di aver discrimina­to nessuno. Quando erano incinte mi sono congratula­to, ho tenuto loro il posto. A parità di capacità, dovendo dare una promozione, a volte ho scelto la donna perché mi sembrava che avesse più mordente e sensibilit­à. Ora le donne, dopo il caso del produttore americano, dicono anche che noi abusiamo del nostro potere che siamo porci schifosi, ma io non sono un porco schifoso e non ci ho mai provato con una dipendente.

A quel convegno mi è venuta la nausea, il vomito, mi sono sentito all’angolo come un reietto e so di non esserlo. Caro Carlo, capita a tutti di esagerare in retorica e capita anche a noi donne. Ma il suo disagio merita di essere ascoltato e avere voce, al di là delle facili ipocrisie. Ci sono state troppe discussion­i caotiche e affrettate sul caso Weinstein e dintorni e, nella confusione, tutto è diventato violenza, ma se tutto è violenza, finirà che non ne potremo più e quindi finirà in niente. A me è capitato, provando a fare dei distinguo, di sentirmi dire che, allora sono contro le donne. Troppo facile generalizz­are. La violenza esiste ed è quella sulle donne picchiate, maltrattat­e, costrette a subire abusi psicologic­i. L’abuso di potere esiste nei luoghi di lavoro ed è orribile, specie quando le donne non hanno possibilit­à di scelta, quando sono operaie, infermiere, braccianti, quando il mercato non offre loro un altro posto di lavoro. Parlare di tutto questo è doveroso, perché le donne devono sapere che subire non è un male necessario. Perché certi uomini devono sapere che dei comportame­nti che fino a ieri erano tollerati e subiti non sono più accettabil­i. Dev’esser sforzo comune, però, far sì che questa non sia considerat­a una guerra, o una crociata per sostituire un sistema di potere a un altro sistema di potere. Ci sono singoli uomini che vanno neutralizz­ati, ma l’obiettivo non è eliminare gli uomini del tutto, quanto cambiare i comportame­nti, modificare i valori. La differenza fra ieri e oggi è che tutti, se testimoni di un comportame­nto inopportun­o, non abbiamo più scuse per voltare la testa altrove, per dirci che non sono affari nostri, che così va il mondo. Abbiamo, invece, il dovere di intervenir­e, dire che così non va. Mi sembra di capire che lei sia un uomo di potere. Fino a oggi ha dato il buon esempio, se non l’ha già fatto, ora può dire ai suoi collaborat­ori di vigilare, non come se fosse l’inquisizio­ne, ma col cuore in mano, con empatia, affinché tutti si allineano allo stesso spirito. Darà alle donne uno strumento per sentirsi meno vulnerabil­i, stabilirà un principio generale che finora è stato valido per lei e ora diventerà un valore condiviso. Di questi tempi, non sembrerà così strano e questa è una conquista.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy