Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il cibo smart fa restare giovani L’ultimo libro di Eliana Liotta
La giornalista e scrittrice Eliana Liotta in Puglia per parlare del suo ultimo libro
Lo smart food alla fine manderà in soffitta il junk food? È una bella lotta, ma la consapevolezza del legame tra cibo e salute non è più una chimera o una chiacchiera da affiliati dell’ayurveda con la passione per le tisane detox. Da qualche anno anche in Italia c’è una sempre maggiore conoscenza del rapporto intrinseco tra alimentazione, stile di vita ed effetti sull’equilibrio, spesso poco stabile, del sistema immunitario. Cresce l’attenzione verso questi temi anche da parte dei grandi chef. E Intelligenza Nutrizionale, il progetto che il tristellato cuoco di Castel di Sangro, Niko Romito, ha portato nelle cucine dell’ospedale Cristo Re di Roma, è il segno tangibile di come questa consapevolezza stia diventando un bisogno diffuso.
Spegnere il fuoco delle cronicità e migliorare la qualità della vita, allungando la giovinezza, è uno dei focus dell’ultimo libro di Eliana Liotta, autrice del saggio L’età non è uguale per tutti, giornalista, scrittrice e comunicatrice scientifica che da lunedì 23, da Carovigno, inizierà un tour di presentazioni in tutta la Puglia che terminerà il 27 luglio a Salve. Non è un manuale, ma un vero e proprio saggio che usa una scrittura vicina alla narrativa e che da due mesi è tra i best seller di saggistica. Un libro che è nato dopo lunghe chiacchierate con Alberto Mantovani, direttore scientifico di Humanitas, che attualmente è lo scienziato italiano più citato nella letteratura internazionale, e altri scienziati e ricercatori, e dopo il lavoro solitario di una giornalista che si occupa di scienze della vita. Il cibo, in tutto questo, è uno degli elementi che contribuisce ad allungare la giovinezza, perché attenzione, mai parlare di vecchiaia!
Eliana, è possibile dilatare la giovinezza e posticipare l’invecchiamento?
«Questa è una regione in cui è possibile coltivare la propria battaglia per restare giovani. Proviamo a immaginare una giornata antinfiammatoria tipo in Puglia. È così facile qui. È sufficiente una camminata veloce magari in spiaggia, quei cento passi al minuto di media con una vista piacevole, lavorando sul corpo, sulla mente e magari pensando a un cibo tipico da dieta mediterranea. Prendia- mo il pomodoro: immagino subito un’estate pugliese, italiana, e ad esso si associa il potere antiossidante del licopene utile a spegnere i geni piromani. Tutto questo già aiuta. Questo tipo di attività aiuta la neurogenesi a tutte le età. E poi il sole, che stimola la produzione di vitamina D, quell’ormone essenziale per le ossa e per combattere gli stati infiammatori».
C’è una battaglia in corso nel nostro organismo?
«L’obiettivo deve essere spegnere l’infiammazione cronica, sedare la battaglia: sono i piccoli fuochi silenziosi che ardono dentro di noi ad accompagnare le rughe sulla pelle e i mali più diffusi, dal cancro al diabete, dalle patologie cardiovascolari all’obesità e all’Alzheimer. E gli stati infiammatori che restano a lungo nell’organismo nel tempo provocano danni».
Servirebbe allora una migliore educazione anche alimentare?
«Esistono già azioni del Ministero in questo senso. Certo è che, ad esempio, l’obesità infantile in Italia non accenna a diminuire, soprattutto al Sud. L’obesità è collegata all’infiammazione; il grasso viscerale sviluppa le molecole infiammatorie, e dimagrire quindi non è solo un fattore estetico. Le indagini di nutrizione e di nutrigenomica hanno individuato sei cibi antinfiammatori, con un tesoro di sostanze che, arrivate nelle cellule, dialogano con il sistema immunitario e il Dna, arrivando a zittire i geni piromani, quelli che producono proteine infiammatorie. Possiamo prenderci cura di noi con il cibo, ma le cure, poi, si fanno con i farmaci del medico. La chiave, alla fine, è volersi bene».
La battaglia «Bisogna spegnere le infiammazioni, i piccoli fuochi che ardono dentro di noi»