Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Tribunale, avvocati all’attacco Ricorso alla Corte europea
Giustizia È stato presentato contro il decreto del ministro Bonafede
Ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo e richiesta di danni al giudice di pace. La sospensione dei processi penali senza detenuti finisce nelle aule di giustizia. E sembra un paradosso visto che si arriva a tutto questo proprio per la chiusura del Palagiustizia di via Nazariantz a Bari. A promuovere le due azioni legali sono la Camera Penale di Bari e un giovane avvocato da poco iscritto all’albo professionale. «La sua - spiega il presidente della Camera penale di Bari, Gaetano Sassanelli - è una situazione simile a quella di tanti giovani avvocati penalisti, costretti a subire uno stop proprio all’inizio dell’attività e quindi a soffrire, da un lato la perdita di guadagno e di opportunità lavorative, dall’altro l’infruttuoso esborso dei costi per la Cassa previdenziale».
Danni morali e materiali, impedimento nello svolgimento della professione, costi da affrontare. C’è un po’ di tutto nell’azione penale che gli avvocati di Bari hanno avviato dopo la sospensione di tutte le udienze di processi penali senza detenuti fino al prossimo 30 settembre. Il brutto affare del Palagiustizia di via Nazariantz, quindi, finisce davanti alla Corte Europea dei diritti dell’uomo e al Giudice di pace di Bari con azioni legali promosse dall’Ordine professionale e da un giovane avvocato.
Il ricorso dinanzi alla Corte Europea è stato spedito ieri a Strasburgo da parte di un giovane avvocato penalista barese e promosso dalla Camera penale: Fabio Di Nanna, questo il nome del giovane avvocato iscritto da poco all’albo professionale, stava cominciando a raccogliere le prime nomine, ma la sospensione dei processi gli ha impedito di svolgere la propria attività professionale. «La sua - spiega il presidente della Camera penale di Bari, Gaetano Sassanelli - è una situazione simile a quella di tanti giovani avvocati penalisti, costretti a subire uno stop proprio all’inizio dell’attività e quindi a soffrire, da un lato la perdita di guadagno e di opportunità lavorative, dall’altro l’infruttuoso esborso dei costi d’iscrizione alla Cassa previdenziale».
Il ministero della Giustizia, invece, è stato citato per danni dinanzi al Giudice di pace di Bari, proponendo una eccezione di legittimità costituzionale contro il decreto legge che ha sospeso i processi. I penalisti baresi, che sono rappresentati dall’avvocato Ascanio Amenduni, citano il Ministero perché ritengono «ingiusto che tale situazione di sostanziale impedimento dell’attività professionale penale, costituzionalmente garantita nell’interesse dei cittadini, debba ricadere solo sugli avvocati, senza conseguenze risarcitorie a carico del Ministero — si legge in una nota della Camera penale —. Gli altri operatori di giustizia, infatti, continuano a percepire regolarmente lo stipendio statale, mentre gli avvocati non possono avanzare richieste di pagamento ai propri clienti dato il rinvio delle udienze e devono, per giunta, continuare regolarmente a sostenere i costi di gestione dello studio e a fare fronte, come se nulla fosse accaduto, agli adempimenti verso la loro cassa nazionale di previdenza».
Quanto al ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo, «è un altro fronte su cui attaccare l’ingiusto e sconsiderato decreto legge — spiega il presidente Sassanelli — con cui lo Stato ha pensato di risolvere comodamente l’annosa questione delle criticità edilizie e funzionali dello stabile di via Nazariantz, solo sul piano procedimentale, senza prevedere misure logistico-previdenziali di contrappeso per porre rimedio a quello che è frutto solo della sua insipienza. I lavori al Senato cominceranno il prossimo 24 luglio e la Camera penale di Bari si augura di contribuire, con le iniziative adottate, quanto meno alla possibilità di opportuni emendamenti».
Per quanto riguarda l’atto di citazione risarcitorio davanti al giudice di pace di Bari per danno ingiusto, l’avvocato Amenduni ha chiesto anche la condanna sanzionatoria del Ministero per non aver risposto all’invito alla negoziazione assistita obbligatoria, quantificando in mille euro il danno per ciascuna udienza rinviata e altri mille euro per danni morali.