Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Bufera Ilva, Puglia sotto choc
Il futuro del Siderurgico Dopo le bordate di Di Maio sulle procedure per la cessione dell’azienda La Regione rimane ottimista: obiettivo ridurre gli esuberi e potenziare le bonifiche
Puglia sotto choc dopo la lettera con cui Anac contesta la procedura di assegnazione di Ilva alla cordata AmInvestco (guidata da Arcelor Mittal) e dopo le critiche in parlamento espresse dal ministro Di Maio. «Quella procedura è stata un pasticcio - ha detto - ed è stata sfavorita la cordata con l’offerta migliore». Ossia Acciaitalia. Non è detto però che la vendita ad Am salti. L’azienda pronta a nuove offerte. Taranto aspetta tra scetticismo e paura.
Le prime ore dopo lo choc sono cariche di attesa. La domanda che rimbomba nella testa di tutti è scontata: cosa succede ora? Cosa ne sarà dell’Ilva dopo che l’Anac ha messo in evidenza varie «criticità» nella procedura di assegnazione del complesso industriale ad Arcelor Mittal? Cosa succederà dopo che il vice premier Luigi Di Maio, titolare del dossier, ha definito quella procedura «un pasticcio» che «ha leso il principio della concorrenza» e impedito che si affermasse «la migliore offerta», ossia quella avanzata dalla cordata concorrente Acciaitalia, guidata da Jindal?
La Regione Puglia – con la lettera a Di Maio che ha fatto scaturire l’intervento di Anac – è divenuta centrale, dopo i tempi bui del contrasto con il governo precedente e l’emarginazione dai nodi cruciali del dossier. Ebbene, in Regione l’aria è distesa. Non solo perché, come dice il governatore Emiliano, «l’Anac condivide il giudizio che noi avevamo dato». E neppure perché ora «il contatto con il ministero è quotidiano». C’è un’altra ragione che rende l’aria distesa. La valutazione nello staff di Emiliano è che la procedura, nonostante tutto, non salterà. E che, piuttosto, le argomentazioni di Anac sul piano giuridico e di Di Maio sul versante politico, potranno indurre Arcelor Mittal a modificare l’offerta: nei punti sui quali Anac ha rilevato le «criticità» e sulle questioni che sono a cuore alle parti sociali e politiche.
In sintesi. L’Anac obietta sul rinvio dell’attuazione del piano ambientale (dal 2016 al 2023) e sulla mancata fase dei rilanci. Ebbene, si ipotizza che Arcelor Mittal possa essere indotta ad accelerare sull’applicazione delle prescrizioni ambientali. Anche per ragioni giuridiche: se non procedesse, la magistratura, dopo il superamento dell’immunità penale garantita ora ai commissari, potrebbe tornare a muovere delle contestazioni. E sequestrare le aree inquinanti, facendo rotolare il pallino del gioco al punto di partenza (i sequestri del 2012). Insomma, a questo punto Arcelor sarebbe indotta a mettere più soldi per attuare più velocemente le prescrizioni ambientali e poi a ridurre gli esuberi previsti.
Il futuro andrà in questa direzione? È molto probabile. Del resto, lo stesso Di Maio nei giorni scorsi (ma prima dell’intervento Anac) ha fatto sapere che aspettava dei miglioramenti nella proposta di Arcelor. La stessa azienda franco indiana ha già manifestato disponibilità (leggi a pagina 3).
Si vedrà. Intanto il vice premier, parlando alla Camera (Aula deserta, solo 7 presenti), ha dedicato la procedura di accertamento sul caso Ilva ai tarantini del quartiere Tamburi. Anche se non trascura il mantra della narrazione grillina. «Per il governo – dice Di Maio – prima della tutela ambientale e occupazionale, viene la tutela della legalità».
Per Emiliano sono ore di soddisfazione. Il governatore si augura che Di Maio «prenda la decisione giusta» per «tutelare la salute» dei tarantini e tenga conto anche delle «esigenze produttive» del Paese. «Noi vogliamo decarbonizzare quella fabbrica – conclude il governatore – e metterla in sicurezza».
Non tutti plaudono all’indirizzo del governo. «Di Maio – afferma l’ex vice ministra Bellanova, parte attiva nel precedente negoziato – dica chiaramente se vuole chiudere l’Ilva. L’Anac ha rilevato criticità e non illeciti. Il ministro ci dica se ritiene la gara, preparata con l’ausilio dell’Avvocatura dello Stato, ancora valida. O se ritiene di chiuderla. Acciaitalia (cordata soccombente, ndr) avrebbe potuto fare ricorso al Tar se fosse vero quanto sostiene Di Maio. La sua offerta era di 1 miliardo e 50 milioni, rispetto al miliardo e 800 di Mittal: una differenza di 700 milioni che sono finiti in tasca ai creditori di Ilva».
«Di Maio – critica la deputata tarantina Ylenia Lucaselli (Fdi) – usa toni apocalittici forse perché è alla ricerca di una exit strategy». «Sulla vendita – dichiara Nicola Bavaro, Sinistra italiana – avevamo ragione noi. Ilva è stata venduta con un piano che prevedeva mazzate per i lavoratori, nessuna tutela e nessun miglioramento ambientale. L’unica cosa da fare è annullare la gara e mettere l’Ilva in mani pubbliche».
Di Maio È stato leso il principio della concorrenza. La procedura è stato un pasticcio, le regole del gioco sono state cambiate in corsa
Lo scontro
L’ex viceministra Bellanova attacca: «Il governo ci dica se vuole la chiusura»
Riaprire il confronto
Nessuno vuole scommettere sulla revoca della vendita. Si auspica la ripresa del negoziato con il gruppo franco indiano