Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
NEL BICCHIERE
Tiene bene il marchio Rosa del Golfo
Quando c’era il rosato, prima che diventasse rosé, le aziende che potevano vantare una commercializzazione nazionale del loro vino si potevano contare sulle dita di una mano. Storici nomi come quello dei De Castris con il loro Five Roses avevano contribuito non poco a far conosce questa tipologia, da sempre poco considerata dai consumatori italiani. In quegli anni un altro solo rosato viaggiava sulle carte dei ristoranti e delle enoteche italiane: Rosa del Golfo. Una creazione di Mino Calò, che ne fece un vero e proprio marchio di fabbrica. Un successo strepitoso, sulla cui scia si inserirono via via altre aziende, ma il Rosa del Golfo resta comunque un vino di riferimento per questa tipologia. Anche se, va detto, il consumo del rosato pugliese in generale, e di quello salentino in particolare, non sembra aver approfittato delle circostanze favorevoli di questi ultimi anni.
Ma eccoci al nostro: rosato dal colore che potremmo definire classico, tendente al cerasuolo, senza alcuna tentazione provenzale, così di moda in questo momento. Olfattivamente si muove su note di melograno, ciliegia e fragola. La bocca risulta ben strutturata eppure morbida e scorrevole, fresca con finale sapido che ne allunga la persistenza. Un vino versatile che ci può accompagnare dall’aperitivo sino a piatti più impegnativi dal mare alla terra.