Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I segreti della coop calcistica pronta al rilancio biancorosso
A Giannelli, ex curatore fallimentare del club di Matarrese, l’incarico di presidente Nel cda Danisi e Di Cagno. In campo l’Università. Il progetto? Una crescita graduale Domani sarà fondata la Società sportiva La «coop» alternativa all’eventuale carenza
Domani mattina la Società sportiva Bari si costituirà ufficialmente. Una certezza, nel denso fumo che avvolge le sorti del calcio cittadino, oltre a quella più amara e più difficile da accettare: il Bari, per come lo abbiamo sempre conosciuto, non esiste più. Un po’ di numeri: si parte da un capitale sociale di un milione e mezzo per l’avviamento della società. Tra i quindici e i venti gli imprenditori baresi che finora hanno scelto di essere parte del progetto (e che potrebbero aumentare). Ma attenzione: ne faranno parte, ma con il condiviso intendimento – una sorta di patto d’onore – di non condizionarne il percorso. Non è un caso che la guida della società sarà affidata a tre esterni, che ne comporranno il consiglio di amministrazione: l’avvocato Gianvito Giannelli, che ha curato la fase post fallimento Matarrese e consulente della Federcalcio, sarà il presidente. L’avvocato Gianni Di Cagno e a Marcello Danisi saranno consiglieri d’amministrazione con deleghe alla parte amministrativa e sportiva. Nessuna interferenza imprenditoriale, quindi, né alcun coinvolgimento del presidente di Confindustria Puglia, Domenico de Bartolomeo, che non farà parte della cordata. Le basi sono solide, così come le promesse: un campionato in serie D e massima trasparenza. I tifosi potranno tornare a discutere di calcio, e non di bilanci. Anche gli obiettivi di questi “tecnici tifosi” prima di guardare in alto, si fissano al suolo con uncini d’acciaio. Un po’ stretta la definizione di piano B, ma prodromica se quella B sta per Bari. O per baresi. Perché il progetto, che mira a salvare il calcio, a ben guardare è già riuscito in una improbabile impresa: mettere insieme le aziende performanti del capoluogo sotto un’unica bandiera.
E se il piano industriale che sarà presentato al sindaco Antonio Decaro conterrà solo quanto già fissato nero su bianco – quindi certo – è anche vero che sono in tanti che in queste ore stanno aderendo al progetto. In tantissime forme. Professionisti e realtà locali che, anche a titolo gratuito, presteranno le loro competenze. Un esempio? Dall’Università degli studi di Bari si sono già offerti di prestare assistenza medica sugli spalti. Il valore aggiunto è la cooperazione, tutta barese. Perché se la società si costituisce domani mattina, sarà l’assegnazione del titolo sportivo ad aprire i giochi: e da allora la strada sarà tutta in salita. Dalla scelta delle figure chiave, come l’allenatore e il direttore sportivo (ci sono già stati i primi contatti), all’acquisto dei calciatori, in un mercato in cui i pezzi migliori sono già accasati. Soprattutto se si parla di serie D. Non migliorerebbe la situazione nel caso in cui si pensasse di attingere dal bacino della C: in questo caso i tempi per svincolarsi contrattualmente sarebbero più lunghi e le procedure farraginose. E tempo ce n’è pochissimo, il campionato parte il 2 settembre. Senza dimenticare la questione delle due cattedrali sportive: gli stadi della Vittoria e San Nicola. Il mantra, quindi: piedi per terra. Si ragiona sulle cifre, non si vende fumo e – soprattutto – si riparte dagli spogliatoi. Piano B(ari) solo perché alternativo di un grosso investitore. Piano B, insomma, ma neanche troppo.