Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
LA TERZA STRADA FRA ULIVI E ILVA
L’ora delle scelte responsabili
La questione Ilva rimane ancora assai confusa, e i dubbi vanno dai recenti avvisi dell’Agenzia anticorruzione, alla lunga attesa dei reali impegni degli acquirenti. Nel frattempo non sono mancati i giorni di vento rosso di scorie pericolose, e la paura dei cittadini. È il momento di ribadire che l’alternativa fra ambiente e lavoro non esiste; oggi il decalogo dell’ecologia rinvia a una profonda riforma del modo di produrre e non si vede perché l’enorme siderurgico ionico debba restare fuori dalle regole di un’avanzata società civile. Attendere che giunga il gas a risolvere tutti i problemi è mera illusione, sia perché i gasdotti dovrebbero attraversare territori delicatissimi, sia perché i tempi si presentano privi di previsioni credibili. E poi, pur eliminato il carbone-combustibile, restano i residui di fabbrica a inquinare aria e mare. È grave che non venga, finora, tenuta in conto la data di nascita della siderurgia pesante, sorta nel mondo delle guerre e della prima ricostruzione dopo il conflitto mondiale finito nel 1945, e poi giunta anche al Sud. Nonostante tutto, oggi l’Ilva rimane una cattedrale nel deserto, ma nel nuovo senso di una sua totale separazione da qualsiasi progetto di rilancio del Mezzogiorno.
In Puglia, in particolare, a pochi passi da Taranto, esiste una rigogliosa agricoltura – inizia nel Sud-est barese – e inoltre è in piena fioritura l’indotto di nuovi materiali e di moderne tecnologie, utili tanto all’industria avanzata, quanto alla conservazione del territorio. Presso tale indotto le commesse aerospaziali sono in atto, e alimentano lavori opposti alla manovalanza della vecchia officina da primo Novecento. Perché dobbiamo perdere di vista questa terza strada fra campagna e attuale industria, entrambe di riferimento mondiale? Per di più, fra governo nazionale, governo regionale e sindacato di settore, i linguaggi sono fin troppi, e soprattutto non appaiono ispirati allo sguardo lungo, alla Puglia degli anni che verranno, mentre crescono le quotidiane perdite dell’Ilva. Lavorare in perdita non è segno di intelligenza, A chi conviene un simile scenario? Riconvertire e risanare è una bellissima sfida; non è questo il Mezzogiorno che vogliamo, e già nel tavolo di domani al ministero del Lavoro va fatta chiarezza. O l’Ilva guarisce veramente, o l’ipotesi della sua fine diventa accattivante. I cittadini di Taranto meritano un mondo migliore, o almeno un momento di responsabilità concreta.