Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA TERZA STRADA FRA ULIVI E ILVA

L’ora delle scelte responsabi­li

- Di Silvio Suppa

La questione Ilva rimane ancora assai confusa, e i dubbi vanno dai recenti avvisi dell’Agenzia anticorruz­ione, alla lunga attesa dei reali impegni degli acquirenti. Nel frattempo non sono mancati i giorni di vento rosso di scorie pericolose, e la paura dei cittadini. È il momento di ribadire che l’alternativ­a fra ambiente e lavoro non esiste; oggi il decalogo dell’ecologia rinvia a una profonda riforma del modo di produrre e non si vede perché l’enorme siderurgic­o ionico debba restare fuori dalle regole di un’avanzata società civile. Attendere che giunga il gas a risolvere tutti i problemi è mera illusione, sia perché i gasdotti dovrebbero attraversa­re territori delicatiss­imi, sia perché i tempi si presentano privi di previsioni credibili. E poi, pur eliminato il carbone-combustibi­le, restano i residui di fabbrica a inquinare aria e mare. È grave che non venga, finora, tenuta in conto la data di nascita della siderurgia pesante, sorta nel mondo delle guerre e della prima ricostruzi­one dopo il conflitto mondiale finito nel 1945, e poi giunta anche al Sud. Nonostante tutto, oggi l’Ilva rimane una cattedrale nel deserto, ma nel nuovo senso di una sua totale separazion­e da qualsiasi progetto di rilancio del Mezzogiorn­o.

In Puglia, in particolar­e, a pochi passi da Taranto, esiste una rigogliosa agricoltur­a – inizia nel Sud-est barese – e inoltre è in piena fioritura l’indotto di nuovi materiali e di moderne tecnologie, utili tanto all’industria avanzata, quanto alla conservazi­one del territorio. Presso tale indotto le commesse aerospazia­li sono in atto, e alimentano lavori opposti alla manovalanz­a della vecchia officina da primo Novecento. Perché dobbiamo perdere di vista questa terza strada fra campagna e attuale industria, entrambe di riferiment­o mondiale? Per di più, fra governo nazionale, governo regionale e sindacato di settore, i linguaggi sono fin troppi, e soprattutt­o non appaiono ispirati allo sguardo lungo, alla Puglia degli anni che verranno, mentre crescono le quotidiane perdite dell’Ilva. Lavorare in perdita non è segno di intelligen­za, A chi conviene un simile scenario? Riconverti­re e risanare è una bellissima sfida; non è questo il Mezzogiorn­o che vogliamo, e già nel tavolo di domani al ministero del Lavoro va fatta chiarezza. O l’Ilva guarisce veramente, o l’ipotesi della sua fine diventa accattivan­te. I cittadini di Taranto meritano un mondo migliore, o almeno un momento di responsabi­lità concreta.

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