Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Fuksas, un ciclone sul Comune
L’intervista Nel 2013 la vittoria nel concorso per collegare i quartieri. «La riqualificazione e il parco non ci sono» L’archistar: «Il mio progetto per la città è fermo. Nella Rossani solo giardinetti»
L’architetto Fuksas, vincitore del concorso di progettazione «Baricentrale» per ricucire la città tagliata dai binari, critica il Comune di Bari. Il progetto si fonda sull’idea di allestire un grande parco sopraelevato sulla fascia dei binari. Così sarebbe sanata la cesura. «Dopo l’affidamento dell’incarico - dice Fuksas comincia l’iter burocratico. Si va avanti solo per la ex caserma Rossani. Il nostro progetto le assegna il ruolo di polo culturale, l’amministrazione Decaro però chiede di trasformare l’area in un parco. Il progetto iniziale si restringe così al progetto di un giardino».
Architetto Massimiliano Fuksas nell’aprile 2013 lei vince il concorso per la progettazione delle aree ferroviarie “Baricentrale”. Cosa veniva richiesto e perché?
«Il concorso internazionale, bandito dal Comune di Bari, aveva come principale obiettivo la trasformazione della città mediante la riorganizzazione del nodo ferroviario. Questo aveva generato, nel tempo, una frattura nel tessuto urbano e aveva tagliato in due la città. Nel 2013, dopo un lungo accordo con le Ferrovie dello Stato, l’amministrazione comunale, sindaco Michele Emiliano, decide di lanciare il concorso, vinto dallo studio Fuksas, per risolvere definitivamente l’annoso problema». Cosa avete proposto?
«Siamo partiti dall’ideazione di un grande parco cittadino con passeggiata belvedere sulla città, che funge da tessuto connettivo dell’intero progetto e che insiste su una superficie di circa 78 ettari. Senza interrare il tracciato ferroviario rispetto alla quota attuale, il progetto mira alla rinascita di un’area, fortemente degradata ed invalicabile, attraverso un grande parco sopraelevato, lungo 3 km, che raddoppia la quantità di verde rispetto a oggi». Nelle motivazioni che hanno determinato l’assegnazione dell’incarico, si sottolineano la capacità del progetto di rispondere alle aspettative di una città che attende da tempo la riconnessione delle due “sponde” e l’alto livello di sostenibilità ambientale. In che modo risulta innovativo il progetto?
«Il progetto può essere considerato un vero e proprio modello: consente di bypassare stazione e ferrovia sia in vista dell’alta velocità, sia per risolvere i grossi problemi che tale cesura comporta, senza un incremento della densità edilizia. Abbiamo immaginato un grande parco lineare che superando la ferrovia, facesse da cucitura». Una bella idea destinata però ad arenarsi, è così?
«Dopo l’affidamento dell’incarico comincia l’iter burocratico e nel frattempo cambia il sindaco. Si va avanti ma solo per quella parte relativa alla caserma Rossani. Il nostro progetto le assegna il ruolo di nuovo polo culturale, ospitato nei 5 edifici esistenti, opportunamente rifunzionalizzati. Un polo dotato di un parcheggio sotterraneo da 800 posti e di spazi di aggregazione sociale immersi nel verde. L’amministrazione Decaro però ci chiede di trasformare l’area in un parco pubblico. Il progetto iniziale, pertanto, complesso per articolazioni e funzioni, si restringe al progetto di un giardino, con tutto il rispetto per i giardini. Noi non ci sottraiamo a questo nuovo confronto, presentiamo il progetto del giardino, onorando l’investimento pubblico che per questa fase prevedeva uno stanziamento di 1,7 milioni, approvato il 28 febbraio 2108».
Quindi ben lontani dal punto di partenza e peraltro con un bando di gara pubblica per l’appalto, attualmente impugnato.
«Soprattutto ben lontani dal grosso investimento che sarebbe dovuto venire dall’Europa se qualcuno avesse presentato il progetto in sede comunitaria. In ogni caso noi non abbiamo snobbato l’idea del “giardinetto”, l’abbiamo progettato e consegnato, rispettosi dei finanziamenti provenienti da denaro pubblico. E veniamo all’epilogo: a marzo 2018 si fa la gara pubblica per l’affidamento dei lavori ma viene impugnata. Fine della storia».
Qualcosa però si è mosso nella Rossani, per esempio l’Urban center.
«Sì, ne sono a conoscenza ma accanto al centro bisogna fare anche “urban” come accade in tutto il mondo. Io tengo particolarmente al progetto di “Baricentrale”, molto apprezzato e molto visto. Qualcuno mi ha addirittura chiesto di poterlo visitare pensando che si fosse già concluso. Sono ormai rassegnato a ritenere che le idee nate per il mio Paese possano essere realizzate solo fuori dall’Italia. Per esempio ora stiamo cercando soluzioni simili a quelle previste per Bari, a Seul in Corea, dove dobbiamo coprire reti infrastrutturali preesistenti. Quanto sperimentato a Bari può aiutarci».
Baricentrale, purtroppo, non è il primo tra i concorsi di architettura che a Bari viene disatteso. È sempre colpa di una macchina amministrativa che non riesce a governarli?
«La risposta spetta al sindaco che peraltro è anche presidente dell’Anci, l’associazione nazionale dei comuni italiani, e quindi dovrebbe essere il più “bravo” sindaco d’Italia. A Bari come nel resto del Centro-Sud, le forze politiche non si assumono fino in fondo il peso delle proprie scelte. In questo sono anche supportati da una legislazione che, per quanto ben fatta, come la legge Bassanini, sostanzialmente assegna più responsabilità ai dirigenti pubblici e meno agli amministratori».
Come pensa si possa sbloccare una situazione così compromessa?
«Ritengo Bari una delle città italiane più belle ma per migliorarne la qualità sono necessarie prospettive più ampie. Ci vuole un sindaco visionario che ragioni oltre la logica di un giardinetto e che sogni con i piedi per terra. I sindaci sono le figure più importanti delle democrazie occidentali, figure indispensabili. Anche quando, come qualcuno ipotizza, si eliminerà il parlamento, credo che i sindaci ci saranno sempre».
L’illustrazione L’idea originaria, attraverso anche un belvedere, consiste nel connettere il tessuto urbano che si trova al di qua e al di là dei binari
L’amministrazione Il capoluogo pugliese è bello ma per migliorarlo servono prospettive più ampie. Ci vuole un sindaco visionario che sogni con i piedi per terra