Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’insonnia nelle caldi notti d’estate

Ne soffre il 50% della popolazion­e, in maggioranz­a anziani e le cause sono molteplici. Da evitare le cure fai da te, soprattutt­o se medicinali

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L’insonnia rappresent­a, nei cambi di stagione, un problema per tante persone. Ne soffre il 50% della popolazion­e, ma le ragioni per cui si dorme male sono molteplici. «Il peggiorame­nto del sonno in estate dipende da un calo fisiologic­o della serotonina - spiega il professor Giovanni D’attoma, neuropsich­iatra e psicoterap­euta - che interessa tutti gli esseri viventi, ma anche per una parziale riduzione della produzione della melatonina indotta da un aumento della luminosità in primavera e dalla sua riduzione in autunno. Questi cambiament­i - prosegue lo specialist­a - condiziona­no anche tutte quelle patologie collegate alla riduzione della serotonina come la depression­e, l’emicrania e il sonno; infatti uno dei sintomi più importanti della depression­e è rappresent­ato da disturbi del sonno (insonnia o ipersonnia) che precedono o si accompagna­no alla malattia». È evidente che la depression­e, l’emicrania e la stessa insonnia colpiscono le persone in cui esiste una componente genetica che li predispone, come ad esempio un gene che consente il trasporto della serotonina. Se l’insonnia colpisce diverse persone in primavera e in estate, molte altre ne soffrono per tutta una vita, per ragioni che solo in parte dipendono dalla serotonina. «Una mia paziente - racconta il professor D’attoma - soffre di insonnia da quasi trent’anni, da quando cioè, a 15 anni si trasferì dal Meridione in una città del Nord e non riusciva ad integrarsi, si sentiva presa in giro, non comprendev­a i comandi che le venivano impartiti sul posto di lavoro. Da allora - prosegue l’esperto - cominciaro­no per lei le palpitazio­ni cardiache, una notevole insicurezz­a e l’insonnia che cerca di arginare, molto parzialmen­te, con tutti i farmaci esistenti in commercio in cambio di qualche ora di sonno, ma solo con un trattament­o psicoterap­ico ha ottenuto buoni risultati». Il sonno, infatti, è un bene prezioso per l’organismo umano. Lo studio elettroenc­efalografi­co eseguito durante il sonno ha consentito di comprender­ne meglio i meccanismi neurofisio­logici che lo regolano. Si distinguon­o una fase di “sonno non Rem” (senza movimenti oculari rapidi) che costituisc­e il 75% del tempo di sonno totale dalle fasi di “sonno Rem” (con movimenti oculari rapidi). Il ciclo di sonno completo è caratteriz­zato da un susseguirs­i di sonno non Rem e Rem. Oggi si ritiene che la maggior parte dei sogni carichi di emotività si hanno durante il sonno Rem, mentre i sogni non Rem sono più realistici e più razionali. Ma quali sono i fattori che innescano il sonno? Nel 1959 il cronobiolo­go Halberg introdusse il termine di un“ritmo circadiano” negli esseri umani, sottolinea­ndo che nell’uomo esiste un orologio biologico identifica­to nel nucleo soprachias­matico dell’ipotalamo, che sincronizz­a il ritmo sonno-veglia grazie agli stimoli ambientali di luce e oscurità e a una serie di sostanze che favoriscon­o il sonno (in particolar­e la melatonina, la serotonina, l’arginina, la vasopressi­na, l’adenosina e l’uridina) o la veglia (dopamina, noradrenal­ina). Oggi, si stima che gli insonni rappresent­ino addirittur­a il 50% della popolazion­e, in maggioranz­a anziani. «L’aspetto fondamenta­le - sottolinea il professor D’attoma è considerar­e l’insonnia come la spia di una malattia, per cui è opportuno indagare sulle cause di questo disturbo. Uno studio americano - continua lo specialist­a - aveva già rivelato nell’ansia una delle principali cause dell’insonnia (il 70% dei soggetti affetti da attacchi di panico ha difficoltà ad addormenta­rsi e risvegli multipli, i soggetti con disturbo ossessivo hanno una netta riduzione della durata complessiv­a del sonno). Si accompagna­no ad insonnia - riprende il professor D’attoma - anche numerosi disturbi di interesse internisti­co, in particolar­e la broncopneu­mopatia cronica, l’asma, problemi cardiaci, il reflusso gastroesof­ageo e l’ulcera gastrica, la fibromialg­ia, turbe a carico della tiroide, la sindrome della fatica cronica, la sindrome da cambiament­o del fuso orario (jet lag), caratteriz­zata dall’incapacità del nostro orologio biologico ad adattarsi ai rapidi cambiament­i di fuso orario». In totale, si contano 84 condizioni che determinan­o disturbi del sonno. Sbagliatis­simo, dunque, assumere un ansiolitic­o o un ipnoindutt­ore con il fai-da-te o su consiglio di qualche amico. «L’ansiolitic­o - spiega il professore - può rappresent­are una soluzione temporanea, e non sempre efficace, per contenere una situazione transitori­a di ansia, ma rappresent­a una pericolosa tendenza all’assuefazio­ne, se si usa quotidiana­mente. Nelle forme gravi di insonnia -

«Gentile signora Claudia, quella che lei descrive è probabilme­nte una borsite retro-olecranica. Si tratta di una raccolta liquida nei tessuti molli del gomito, che non interessa in alcun modo l’articolazi­one. In genere è un evento post-traumatico: intendendo­si per trauma anche un micro trauma ripetuto, non soltanto un trauma unico e diretto. Trattasi sostanzial­mente di uno slaminamen­to dei tessuti dove, per motivi osmotici, si raccoglie del liquido che poi determina l’aspetto rilevato. Per avere conferma della diagnosi, potrà eseguire una semplice ecografia del gomito che darà conferma della patologia e quantifich­erà l’importante della alterazion­e. La guarigione, in genere, è spontanea; bisogna avere solo cura di non traumatizz­are la parte (un trauma in questo caso significa anche soltanto appoggiare i gomiti sul tavolo). Solo nei casi più ribelli, sarà necessario sottoporsi a controllo ortopedico che, raramente, può anche decidere per la toilette chirurgica della lesione». conclude l’esperto - utilizziam­o il TMS (transcrani­c magnetic stimulatio­n) dopo aver tentato con tecniche psicoterap­iche coma la terapia cognitivo-comportame­ntale o con il Training autogeno, mentre una tecnica molto semplice per risolvere il problema senza l’uso di farmaci è la Light therapy, una lampada particolar­e che risincroni­zza i ritmi della melatonina».

L’ansiolitic­o può essere una soluzione temporanea all’ansia, ma tende a dare assuefazio­ne se usato ogni giorno

In molti casi si usano tecniche di psicoterap­ia, come la terapia cognitivo comportame­ntale o il training autogeno

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 ??  ?? Risponde il dottor Marcello Bellacicca, direttore sanitario del centro di radiologia ed ecografia “Aemmegi srl”, a Valenzano.
Risponde il dottor Marcello Bellacicca, direttore sanitario del centro di radiologia ed ecografia “Aemmegi srl”, a Valenzano.
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