Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
La lezione di Canfora Un libro celebra il maestro
In un volume una raccolta di saggi e articoli del filologo barese. «Omaggio alla sua lezione»
Festeggiare con un volume di scritti «in onore» il lungo percorso scientifico e didattico di un Maestro è antica tradizione universitaria europea: nel suo solco si colloca ora, in occasione del settantacinquesimo compleanno di Luciano Canfora, il recentissimo Storie di testi e tradizione classica per Luciano Canfora (curato da Rosa Otranto e Pasquale Massimo Pinto per le Edizioni di Storia e Letteratura, Roma 2018). Assai ben allestito sul piano dell’editing, il libro è una significativa testimonianza collettiva della durevole lezione scientifica del professore. Ed è altresì un bel tributo di gratitudine offerto dagli allievi a chi per decenni ha svolto il suo magistero insegnando filologia classica – oltre che, nei primi anni di docenza, storia antica, letteratura greca, letteratura latina, papirologia – nella Facoltà di Lettere e Filosofia (oggi Dipartimento di Studi umanistici) dell’Università di Bari; e che da Bari ha saputo allargare le sue ricerche e i suoi interessi – muovendosi, come un tempo gli umanisti, tra biblioteche ed archivi – e la sua partecipazione, sempre incisiva e richiesta, al colloquio scientifico internazionale.
Piace immaginare questi allievi, quindici e di varie generazioni, come ideali rappresentanti non solo di tutti gli studenti che, nel corso degli anni, di Canfora sono stati alunni, ma anche dei tanti – studiosi o semplicemente persone attente ai valori dell’intelligenza e della cultura – che nei libri e negli interventi pubblici (sui giornali, nei dibattiti televisivi, ecc.) del professore hanno sempre trovato saldi contenuti culturali e vivaci stimoli intellettuali, anche di ordine civile e politico.
Il libro, pur essendo di taglio eminentemente scientifico, e dunque prevalentemente indirizzato ad una circolazione specialistica, appare nondimeno fruibile da più ampie cerchie di lettori – in primo luogo docenti e alunni dei licei – che in esso possono trovare motivate ragioni per proseguire sempre più e sempre meglio nello studio del mondo antico, fondando in primo luogo tale studio sulla lettura approfondita dei testi, greci e latini, e sull’attenzione agli aspetti della tradizione classica: è esattamente questo l’ambito entro cui si inseriscono i diversi saggi della miscellanea.
E dunque – scorrendone velocemente i titoli – per Erodoto vengono esaminati gli studi compiuti da un dotto prussiano dell’Ottocento; per Aristotele si avanzano congetture intorno al testo della Costituzione degli Ateniesi; per Plinio il Vecchio e Aulo Gellio si indaga l’interesse dei posteri per il loro enciclopedismo; per lo storico Appiano si passa in rassegna critica un’edizione pubblicata nel 1785 a Lipsia; per Cassio Dione, altro storico, si analizza la lettura fattane da un dotto del Cinquecento, inserito nell’ambiente protestante di Basilea. Ben tre saggi poi sono dedicati al patriarca di Costantinopoli del IX secolo, Fozio: in uno viene esaminata la complessa struttura della Biblioteca, in un altro si indaga la fortuna dell’opera nella Francia del Settecento, nel terzo si recensisce un’edizione ungherese del 1778. Ad altri due dotti bizantini, del XII secolo, Giovanni Tzetze e Michele Coniata, è dedicata un’analisi vòlta a trarre dai loro scritti informazioni sulle pratiche letterarie antiche. Vi sono inoltre contributi sulla libertà di pensiero nell’Atene periclea (con la traduzione dal te- desco di un articolo-recensione del 1878), sul fenomeno della produzione dei falsi (nello specifico frammenti attribuiti, tra Cinquecento e Seicento, al geografo greco Artemidoro), sui ritrovamenti di manoscritti (di Frontone, ad inizio Ottocento, da parte del cardinale Angelo Mai nelle biblioteche Ambrosiana e Vaticana), sulle letture classiche di Emilio Sereni (ebreo antifascista, partigiano e in seguito senatore comunista e ministro nel governo De Gasperi), sullo spionaggio antico, anche quello della Cina del V secolo a. C., messo a confronto con gli attuali servizi di intelligence, sulla fortuna di proverbi infine che dall’antichità sono giunti fino a noi.
Rappresentano, i quindici saggi, oltre che un riconoscente omaggio al Maestro, un chiaro segno della fecondità della sua lezione e della vitalità di una scuola, in cui elemento comune, nella libertà e pluralità della ricerca, appare quello di un’intelligente e libera apertura di fronte ai vasti campi della scienza dell’antichità e ai complessi percorsi della storia, antica e moderna. Apertura che, ovviamente e in massimo modo, si riscontra scorrendo, nella seconda parte del volume, la Bibliografia di Luciano Canfora dal 1963 al 2017 (a cura di Sergio Brillante e Stefano Micunco con la collaborazione di altri giovani allievi del professore), ove sono elencati ben 843 titoli tra libri e contributi scientifici (con esclusione, credo per ragioni di spazio, dei numerosissimi interventi su quotidiani, in primis il «Corriere della Sera», e mensili quali «Micromega», «Limes», «Il calendario del popolo»). Apertura non solo culturale ma anche civile e ‘politica’ – nel senso alto del termine – che è poi la ragione della stessa fortuna editoriale dei «Quaderni di storia», la rivista fondata da Canfora nel 1975 e da lui diretta con sguardo rivolto sia al mondo antico sia al moderno.