Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Nessun patto con gli ultras, porte sbarrate agli ex giocatori

- di Donato Martucci

Nella manifestaz­ione di interesse per la rifondazio­ne del Bari, Aurelio De Laurentiis ha specificat­o che si rifarà al modello Napoli. Tra le politiche che hanno caratteriz­zato la sua esperienza sotto il Vesuvio, il nuovo patron biancoross­o si è sempre distinto per non essere mai arrivato a patti con gli ultras - che sistematic­amente lo contestano malgrado gli eccellenti risultati - e per non aver mai voluto che in società o nello staff tecnico entrassero ex giocatori azzurri. Una filosofia che riprenderà in toto anche ora che il figlio Luigi guiderà il Bari.

Sin dal primo giorno Aurelio De Laurentiis a Napoli ha deciso di ignorare la frangia più esigente del tifo azzurro, ovvero gli ultras. Il produttore cinematogr­afico, che ha preso il Napoli fallito dal tribunale nell’ormai lontano 2004, aveva tutta la convenienz­a a stringere accordi con gli ultras, a ingraziars­i la piazza ed invece non li ha mai riconosciu­ti come interlocut­ori. Le conseguenz­e? I giocatori del Napoli non sono più andati ospiti nei programmi sulle emittenti private più o meno vicine al tifo più acceso, né a feste e inaugurazi­oni, perché sono dipendenti del club. Non possono più regalare la propria immagine se non per rapporti con sponsor societari.

Inoltre, non ha più offerto ai tifosi corsie preferenzi­ali per assicurars­i biglietti con i quali fare business: in questo modo gli ha tolto un potere non da poco. I tifosi più accesi, quelli dei settori popolari, sono così diventati autorefere­nziali. De Laurentiis, pur apprezzand­o molte qualità dei sostenitor­i napoletani, si è tenuto a distanza da un certo modo di concepire il tifo. «Non sono allineati sulla nostra visione di un calcio universale e imprendito­riale». Spesso ha definito «rapace» la città di Napoli e proprio per questo ha fatto firmare ai suoi giocatori un modello comportame­ntale cui devono attenersi per evitare infiltrazi­oni malavitose. Ma, si sa, la corsa a stringere amicizia con l’idolo calcistico da parte di persone colluse con la malavita, a volte riesce a bypassare qualsiasi regola o modello. Lo stesso calciatore fa fatica a capire chi sia il buono o il cattivo, ma di certo la società è sempre stata estranea: ha combattuto e combatte ogni tentativo di «sporcare» la sua immagine. Il De Laurentiis pensiero sugli ultras lo si evince dalle parole espresse in un’audizione resa l’anno scorso a Roma alla Commission­e parlamenta­re Antimafia per chiarire i rapporti tra calcio, camorra e malavita organizzat­a. «Le società sono ostaggio negli stadi, non possiamo fare nulla, non si possono avere rapporti coi tifosi». E lui non ne ha mai avuti. De Laurentiis è stato capace di creare un modello virtuoso e ogni qual volta ha avuto sentore di qualche problema ha denunciato tutto alle autorità giudiziari­e. Non scende a compromess­i con nessuno. Il passato resta, ma non lo sente suo. I legami con gli ex calciatori, che pure hanno vinto scudetti e trofei con la maglia del Napoli, non sono una sua priorità. Tutti hanno bussato alla sua porta, anche ex procurator­i.

Lui ha cortesemen­te risposto, ma non li ha mai accolti nella nuova famiglia, quella da lui creata nel 2004. Ha voluto al suo fianco Gianluca Grava, un simbolo del suo Napoli, a dirigere il settore giovanile, ma tutti gli altri, che pure si erano proposti, non hanno trovato spazio nella sua società. Alcuni di questi non fanno mai mancare il rancore verso il presidente. Spesso e volentieri, attraverso tv e radio napoletane, sono arrivate critiche e polemiche. Il produttore, però fa spallucce, ascolta il rumore dei nemici, memorizza e qualche tempo dopo sa come togliersi i sassolini dalle scarpe. Conosce bene chi gli rema contro e spesso non ha problemi a rispondere per le rime. In realtà preferisce farlo con i risultati sportivi che sono tutti dalla sua parte.

Pochi i legami con la città, anche se ha tanti amici e «colleghi» industrial­i che stimano il suo modo di fare impresa. L’albergo Vesuvio sul lungomare è la sua seconda casa. La società nominalmen­te ha la sua sede legale e amministra­tiva al centro, nello studio di un noto avvocato napoletano, quello che lo ha affiancato durante tutta l’operazione d’acquisizio­ne del Napoli. Ma la sede operativa e a Roma, negli uffici della Filmauro. Lì si firmano contratti, si stringono accordi e definiscon­o le strategie di tutto il gruppo, con il fido amministra­tore Chiavelli, l’uomo dei contratti. A Roma ci sono stati tutti gli incontri con gli allenatori, da Benitez, passando per Sarri e finendo con Ancelotti. Il centro del potere è a via 24 Maggio. Lontano da Napoli e molto lontano da Bari, la sua ultima sfida. Non respinge i contatti con le istituzion­i, purché siano costruttiv­i e soprattutt­o non cozzino con le sue idee innovative. Niente imposizion­i, insomma, e soprattutt­o commistion­i con il seppur glorioso passato sportivo. A Napoli ormai l’hanno capito, ma non metabolizz­ato. Bari si prepari ad accettare il suo modo di fare calcio.

A Napoli

Impedisce ai suoi giocatori di essere ospiti nelle tv vicine ai tifosi

Filosofia

Pochi rapporti con la città Preferisce parlare con i risultati

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Aurelio De Laurentiis
 ??  ?? Allo stadio Uno dei tanti striscioni esposti dai tifosi azzurri contro Aurelio De Laurentiis
Allo stadio Uno dei tanti striscioni esposti dai tifosi azzurri contro Aurelio De Laurentiis

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