Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LA SINISTRA SENZA PENSIERO

- Di Onofrio Romano

In politica funziona sempre così. Quando un modello va in crisi, i suoi apostoli si convincono che esso è più attuale che mai, anziché rimetterlo in discussion­e. Scommetton­o, cioè, che i fallimenti non siano dovuti alla sua inadeguate­zza ma ad un’applicazio­ne incoerente, troppo annacquata, quando non sabotata dal “cattivo” di turno. Paradossal­mente, dunque, si riafferman­o le stesse ricette di sempre con un’ostinazion­e e una radicalità senza precedenti. È quello che, nel suo piccolo, sta avvenendo alla sinistra pugliese, protagonis­ta alcuni lustri or sono della fantomatic­a “primavera”. Ci si sarebbe aspettati, dopo la mazzata del 4 marzo, l’avvio di una riflession­e collettiva profonda, senza sconti e auto-indulgenze sulla politica e sulle politiche realizzate in questi anni. È invece bastata una pallida vittoria in qualche sparuto municipio alle amministra­tive di giugno per generare nell’ambiente una grottesca euforia e convincers­i che «no», il modellino non s’è affatto rotto. Va solo somministr­ato con maggiore convinzion­e. Quale modellino?

Da trent’anni, la sinistra ha smarrito ogni idea di sistema, ogni progetto di regolazion­e generale della società. Per non morire, ha quindi accettato senza condizioni la cornice politica dell’avversario (quella neoliberal­e, per intenderci), canalizzan­do tutte le proprie energie politiche verso la dimensione locale: civismo, cura dei beni comuni, autoimpres­a, attivismo solidarist­ico, estetizzaz­ione degli spazi. Tutte cose completame­nte ininfluent­i sulle variabili sistemiche che plasmano le esistenze delle persone. Quando non sei in grado di vedere vie d’uscita dal tunnel (costruito dall’avversario), puoi solo provare ad arredarlo. È per questo che la sinistra si ritrova senza un pensiero autonomo ma con un denso catalogo di buone azioni. Ed è per questo che perde alle politiche ma riesce a spuntare ancora qualcosa alle amministra­tive. Il problema giunge quando questa forma di ripiego si trasforma in strategia politica, reclamando un’ulteriore compressio­ne del pensiero e una rinnovata valorizzaz­ione degli arredatori di tunnel. Si veda, in proposito, la carrellata di donne e uomini di buona volontà (con i pugliesi in prima fila) dai quali, secondo l’Espresso in edicola, la sinistra dovrebbe ripartire. Insomma, la linea è molto chiara: continuare con l’erotismo civico lasciando intatto il sistema. Totale: altri trent’anni di subalterni­tà.

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