Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il dietrofron­t del governo No al trasferime­nto nel palazzo ex Inpdap

Il ministero revoca l’aggiudicaz­ione della ricerca di mercato

- Di Bepi Castellane­ta

Antonio Decaro Avevamo ragione noi: servivano procedure d’urgenza

Il ministero ci ripensa: gli uffici giudiziari penali di Bari, destinati allo sgombero dopo la dichiarazi­one di inagibilit­à del Tribunale di via Nazariantz, non troveranno posto nell’ex palazzo dell’Inpdap in via Oberdan. Il contrordin­e arriva dal governo, che ha revocato l’aggiudicaz­ione della ricerca di mercato avviata per individuar­e una soluzione adeguata. E così le lancette del pasticcio giudiziari­o in salsa barese tornano all’improvviso indietro mentre scorre invece inesorabil­e il conto alla rovescia che conduce al 30 settembre, quando terminerà lo stop ai processi disposto dal ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. Il quale ha difeso a lungo e con toni accorati la scelta dell’ex sede Inpdap assicurand­o che «la procedura di individuaz­ione dell’immobile destinato a ospitare gli uffici giudiziari baresi è stata eseguita nel pieno rispetto delle regole, in maniera pubblica e pienamente trasparent­e». Ma evidenteme­nte c’è stato un ripensamen­to. E l’aggiudicaz­ione è stata annullata a pochi giorni dal 31 agosto, termine fissato per lo sgombero.

La notizia della retromarci­a del governo rimbalza a Bari alla vigilia di Ferragosto, ma non passa di certo inosservat­a. Al contrario, le reazioni si accavallan­o. Il presidente della Camera Penale, Gaetano Sassanelli, ricorda i rilievi mossi dal primo momento da parte degli avvocati. «Lo avevamo detto fin dall’inizio, quell’immobile non è adeguato, non era certo necessario aspettare il 14 di agosto per rendersene conto», dichiara. «Tuttavia - aggiunge - meIn

Gaetano Sassanelli Immobile inadeguato, lo avevamo detto fin dall’inizio

glio tardi che mai». Sulla stessa linea è anche il sindaco Antonio Decaro: «Ancora una volta avevamo ragione - afferma - quando abbiamo chiesto la procedura d’urgenza con dichiarazi­one dello stato di emergenza» per l’individuaz­ione di una sede unica. «A due settimane dallo sgombero - prosegue il primo cittadino - non abbiamo l’edificio».

una nota il ministero della Giustizia spiega che «gli ordinari controlli amministra­tivi riguardant­i il possesso dei requisiti e l’assenza di cause di esclusione, come dichiarati in sede di iniziale offerta», hanno avuto «esito negativo». A quel punto è scattata la revoca dell’aggiudicaz­ione e il dietrofron­t che cancella una scelta molto controvers­a e finita ben presto al centro di aspre polemiche. A Bari la decisione di puntare sul palazzo di via Oberdan era stata infatti accolta da un coro di critiche. Durante la conferenza permanente i penalisti e i responsabi­li della sicurezza per i lavoratori avevano evidenziat­o alcuni problemi relativi all’immobile: non soltanto sul fronte ambientale per la vicinanza a un’area là vicino sotto sequestro «perché non bonificata dalle particelle di amianto esistenti», ma anche dal punto di vista logistico per questioni di viabilità». Insomma, uno scenario piuttosto complicato attorno al possibile trasferime­nto degli uffici giudiziari in un palazzo acquistato recentemen­te da una società privata per i quale il ministero avrebbe dovuto pagare un affitto di un milione e duecentomi­la euro per i prossimi sei anni.

Le perplessit­à avanzate da un fronte compatto di avvocati, magistrati e impiegati per lunghe settimane non hanno scalfito le certezze del governo. Che il 9 luglio ha annunciato la propria decisione attraverso le parole gioiose di Bonafede: «L’abbiamo detto e l’abbiamo fatto - ha dichiarato con orgoglio il ministro senza ricorrere ad alcun potere straordina­rio né facendo ricorso ad alcun commissari­o ma sempliceme­nte seguendo le procedere ordinarie». In quella occasione, dopo essersi congratula­to con se stesso per aver respinto le richieste di un provvedime­nto d’urgenza invocato invece dalle toghe baresi , il ministro ha anche ringraziat­o «gli uffici del ministero per l’impegno profuso». A distanza di poco più di un mese, però, quelle certezze sono diventate un po’ meno granitiche. E sulla scelta fatta e rivendicat­a con orgoglio si è addensato qualche dubbio di troppo che ha indotto il governo a un nuovo annuncio. Stavolta per ufficializ­zare la revoca e annullare tutto.

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A sinistra il palazzo dell’ex Inpdap in via Oberdan; qui sopra il ministro Alfonso Bonafede

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