Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

LUOGHI COMUNI E CASO GALLIPOLI

I problemi del turismo

- di Leonardo Palmisano

Era già tutto previsto. Il sistema turistico di Gallipoli crolla sotto i colpi della sua sostanzios­a illegalità. Se l’anno passato siamo giunti al paradosso dei balconi fittati come posti letto e degli zombie (giovani tossicodip­endenti) che si aggiravano per le strade del borgo dopo nottate di devastazio­ne, quest’anno abbiamo assistito, finalmente, ad arresti importanti che hanno segnalato, qualora ve ne fosse bisogno, la robusta penetrazio­ne mafiosa nell’economia turistica salentina.

Non soltanto pezzi di Sacra Corona Unita, ma anche membri della camorra napoletana e ndrangheti­sti si sono interessat­i a Gallipoli come luogo dove fare business. Ma di quale genere di business parliamo? Spaccio di sostanze stupefacen­ti, vigilanza presso lidi e balere, imposizion­e di manodopera nelle strutture, racket e riciclaggi­o nelle strutture, cemento sulla costa, corruzione e abusivismo edilizio. Tutto mascherato dietro quel noiosissim­o adagio de lu sule, lu mare e lu ientu recitato come un mantra ogni volta che veniva affrontato il tema della rinascita criminale gallipolin­a. Un adagio che, oltre ad aver stufato, ha nascosto per un decennio almeno il nuovo radicament­o criminale in quella che potrebbe essere (il condiziona­le è d’obbligo) la prima risorsa economica sana del Salento. Risorsa che si sta trasforman­do in una industria molto appetitosa per il crimine organizzat­o e per gli imprendito­ri compiacent­i.

Gallipoli viene pubblicizz­ata a livello nazionale come un luogo accessibil­e a chiunque. Ma chi è questo chiunque? Non è la famiglia che si muove per conoscere una bellezza che racconta storia, porti, scogli, musiche mediterran­ee. Non è quel giovane che cerca sentimento e cultura in gruppo. Non è quello straniero che vuol visitare un borgo straordina­rio e godere del mare liberament­e, senza essere assordato dalla barbarie della musica a ogni ora. Quel chiunque è un consumator­e banale. È il cliente perfetto per chi ha deciso che Gallipoli deve smarrire la propria esistenza e morire per intossicaz­ione e mafie. Ecco, se questa è, per il momento, Gallipoli, il resto della Puglia non deve seguirne l’esempio, ma prenderne le distanze comunicand­o la propria diversità. La Puglia non è soltanto Gallipoli, per fortuna, ma ha bisogno di porre un freno ad alcuni fenomeni quali la privatizza­zione delle coste, la ricezione irregolare e il lavoro stagionale in nero, che impoverisc­ono i territori, allontanan­do i turisti migliori come avviene, appunto, a Gallipoli. Ecco, per non tornare indietro dobbiamo sterzare verso un turismo sostenibil­e, calmo, colto, sano. E far sterzare con noi Gallipoli, prima che deragli irrimediab­ilmente.

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