Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Taranto e Barletta La difficile risalita dalla quarta serie
Si parla di due piazze forti fin dagli anni Sessanta con una lunga serie di successi alle spalle nomi di prestigio e stagioni trionfali in Be CE la promozione spesso mancata per un soffio
Chi immagina che la risalita dai bassifondi del grande calcio sia semplice, magari facilitata dal peso del blasone, non ha fatto i conti con la realtà. Un tifoso del Bari che abbia voglia di capire cosa significhi e cosa comporti riprendere la retta via, si confronti con un “collega” di Barletta e Taranto. Prenda carta e penna e annoti: vietato sottovalutare la categoria, inammissibile pensare di aver già vinto. E soprattutto invochi solidità e serietà della società. La storia insegna infatti che dopo il primo scivolone, senza la soluzione giusta, possono essercene altri. E assai più rovinosi.
Le vicende sfortunate di due nobili decadute come Barletta e Taranto la dicono tutta. Qui non siamo in presenza di carneadi del calcio. Parliamo di due piazze forti, con una lunga serie di successi alle spalle, con nomi di prestigio e stagioni trionfali. Il Barletta ha vissuto un’infinità di tornei tra serie C e B. Sin dagli anni Sessanta, la terza serie è stata praticamente il pianerottolo di casa, gli anni Ottanta sono stati forieri di promozione in B, con il sogno di sfidare Platini e Maradona nella terra di Mennea, meno lontano di quanto si potesse pensare. Giusto un decennio dopo arrivò però il fallimento, con ripartenza dall’Eccellenza. L’incubo divenne addirittura peggiore quanto nel 2004 arrivò la retrocessione in Promozione. Toccato il punto più basso, iniziò la risalita, con tre salti di categoria e la nuova esperienza in C1. Boccata d’ossigeno? Relativamente: nel 2015 un nuovo fallimento rispedì indietro il Barletta in Eccellenza, dove tutt’ora milita, provando a carburare senza troppa fortuna. Almeno per ora. Che dire invece del Taranto carico di storia e con il petto orgogliosamente all’infuori per i suoi 32 campionati di serie B e i 42 di C? Rispetto a questi, le 10 partecipazioni alla serie D sembrano davvero un’inezia. Peccato che la quarta serie rappresenti l’habitat attuale della società ionica, con l’andamento del granchio cominciato nel lontano 1993, quando un fallimento decretò la retrocessione in D. L’incidente si sarebbe ripetuto nel 2004, ma la testa dura e l’orgoglio dei tarantini fecero la differenza per intraprendere una nuova sfida, sfiorando a più riprese il salto in B, sfumato spesso solo nelle battute finali dei playoff. Nel 2013 il nuovo fallimento, l’incubo che torna. E quella D come dannazione che non si riesce a scacciare. È anche a questo che il nuovo Bari di De Laurentiis deve guardare. Per evitare di non inciampare sulle bucce di banana. A questi livelli farebbero malissimo.
L’illusione Disputare campionati di serie minori non è affatto facile come si potrebbe pensare