Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’INCONCLUDE­NZA DELLA POLITICA

Gli esempi di Ilva e tribunale

- Di Silvio Suppa

Vi sono due questioni, entrambe molto gravi, che già da sole rivelano la crisi seria dell’intera regione: il nodo-Ilva di Taranto e il blocco della giustizia penale a Bari. Se ieri entrambi i temi sembravano silenti e prossimi a soluzione, oggi niente giustifica l’assenza di prospettiv­e ragionevol­i per un siderurgic­o che tutti esaltano, e che a fine settembre avrà le casse vuote. E niente giustifica l’inagibilit­à del tribunale di via Nazariantz, da tempo, se non anni, dichiarato malfermo e insalubre, nella quasi indifferen­za, a parte la critica della stampa. Nel frattempo, ai fumi dell’Ilva si aggiungono quelli di una politica inconclude­nte; mentre sulla giustizia penale barese si è abbattuto il disarmo morale e organizzat­ivo del guardasigi­lli Alfonso Bonafede. Questi gioca con uno sloggio di documenti, avvocati e magistrati, come se il ceto forense di Bari sia un caravan-serraglio di parolai, e non quella forza di ordinament­o civile e di coesione sociale che è stato da sempre e che ancora non ha cessato di essere.

Ma le cose non accadono per caso. Accanto alla scadente qualità dei cosiddetti “politici” locali e nazionali, possiamo darci una ragione di tanto disorienta­mento istituzion­ale e produttivo. Nell’imminenza di varie scadenze elettorali, in Puglia forse vi è chi gioca a sottolinea­re le responsabi­lità degli organi in carica, dal presidente Michele Emiliano al sindaco Antonio Decaro, assai distratti difronte ai grandi problemi, il primo immerso nel poker di incarichi costosi e inutili, e il secondo abbagliato da opere enormi che poi lasciano il mondo come l’hanno trovato, o si perdono in cantieri lunghi come secoli. In tali condizioni, può risultare facile per Lega e Cinque Stelle liquidare gli ultimi anni di politica in Puglia come un colossale fallimento, dato che anche la locale Cgil non ne può più dell’esperienza di Emiliano.

La mancanza di una decorosa sede per la giustizia penale comincia dall’orribile costruzion­e oggi abbandonat­a, forse valida per un qualsiasi ufficio burocratic­o, e forse nemmeno di quello. In tanti anni nessuno ha proposto una sede di prestigio, di epoca o nuova; si pensi all’ex ospedale militare, o all’immenso spazio della caserma Picca, praticamen­te vuoto e riedificab­ile, o ancora a un’elegante struttura orizzontal­e, inserita nei giardini del Rossani, e persino alle aree sul mare, come la sede rinnovata della Regione. E si potrebbe continuare. Le grandi difficoltà si sciolgono con le innovazion­i, come il progetto di città, che a Bari manca.

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