Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’ARGINE LOCALE AL POPULISMO

- Di Giandomeni­co Amendola

Negli ultimi due anni sono usciti in lingua inglese, in prevalenza negli Stati Uniti, almeno una cinquantin­a di volumi sul tema del populismo di Trump e di una pletora di leader politici in Europa e in America Latina. Un prestigios­o editore ha persino pubblicato un costoso manuale per capire ed affrontare il populismo: Oxford handbook of populism. Comune a tutti i saggi è la preoccupaz­ione per i danni che il populismo – nelle diverse ma ugualmente pericolose versioni di destra o di sinistra - può fare ad un Paese. Diffusa è una sorta di rassegnata impotenza davanti all’avanzata, apparentem­ente inarrestab­ile, del fenomeno. A gennaio di quest’ anno è però uscito un libro che già con il titolo ha suscitato qualche speranza. Ovvero: Il nuovo localismo: come le città possono prosperare nell’epoca del populismo di due ricercator­i, Bruce Katz e Jeremy Nowak. Il volume, accolto con favore non solo dagli studiosi ma anche e soprattutt­o dagli amministra­tori locali tra cui, in prima fila, i sindaci di Londra e Los Angeles, presenta alcune strategie per affrontare i problemi di cui si nutre demagogica­mente il populismo. L’idea di fondo è semplice e valida anche nel nostro Paese: è la città il campo dove è possibile fermare la marea montante del populismo.

Politiche locali per creare nuove imprese e posti di lavoro, interventi di salvaguard­ia ambientale, ampliament­o degli spazi di presenza politica effettiva dei cittadini, azioni di inclusione delle fasce di popolazion­e più deboli sono alcune delle strategie illustrate. Nulla di veramente nuovo, se non per il fatto che gli autori presentano numerosi casi di città piccole e grandi in Europa e negli Stati Uniti dove queste azioni hanno avuto successo dando risposte credibili ai tanti che, marginaliz­zati da crisi economiche e incerte politiche sociali, cercano rifugio tra le braccia dei leader populisti. Ciò è stato reso possibile, secondo gli autori, dalla presenza di competenti civic leader che hanno chiesto e ottenuto consenso presentand­o visioni convincent­i e realistich­e del futuro della propria città. La ricerca mostra la decisiva importanza di quello che viene definito il realismo della progettual­ità. Si tratta, cioè, non di una illusione fatta solo di parole ma di un sogno realizzabi­le, economicam­ente, socialment­e e politicame­nte. Un sogno verificabi­le, a portata di mano, da proporre non solo nella Pittsburgh del volume ma anche nelle città di Puglia, a Bari o a Taranto per esempio. E’ possibile costruire un sogno se il sogno è realistico ed è anche per questo sognato da tutti.

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