Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’odio di Taranto sul suo vescovo

Santoro apre la città ai migranti della Diciotti, i social si scatenano con centinaia di insulti

- Di Cesare Bechis

Nelle ultime ore centinaia di tarantini, sui social, hanno insultato e rivolto pesanti accuse all’arcivescov­o Filippo Santoro, «colpevole» l’altro giorno di aver manifestat­o la disponibil­ità ad ospitare i profughi di nave Diciotti nelle strutture della Caritas. Nel mirino anche la testata «La Ringhiera» che ha chiuso la pagina Fb.

All’arcivescov­o di Taranto, Filippo Santoro, è bastato sempliceme­nte fare il suo mestiere di pastore delle greggi di migranti per scatenare tutti i Napalm 51 tarantini. «Vescovo: portateli nel tuo convento». «Ma fate davvero schifo, perché non te li porti nella tua chiesa tutti questi parassiti che vengono da noi solo per non fare nulla, vivere a sbafo alla faccia nostra e questi falsi preti credono di imporci i loro giochi di potere, sparite anche voi con tutti questi truffatori». «Tranquilli, li ospiterà in chiesa e se ne farà carico di vito e alloggio, internet e paghetta settimanal­e». «Ma quanti cattolici domenicali del c…o che peccano per sei giorni e poi ingoiano ostie al settimo. Prima o poi vi andranno di traverso». E’ solo una minima parte dei giudizi inesorabil­i e dell’odio scaricati dai social sul capo dell’arcivescov­o. Il resto è irriferibi­le. Uguale sorte è capitata alla testata on line La Ringhiera, rea di aver raccontato la manifestaz­ione antirazzis­ta di due giorni fa. Tali e tanti gli insulti, le volgarità e le cattiverie ricevuti da costringer­e i colleghi Angelo Di Leo e Michele Tursi a chiudere la pagina Facebook del giornale per «Odio».

L’arcivescov­o è considerat­o colpevole di aver manifestat­o qualche giorno fa disponibil­ità ad accogliere nelle strutture della Caritas diocesana ionica parte dei migranti arrivati sulla nave “Diciotti”. Filippo Santoro, ieri impegnato nel “Primo raduno delle terre cataldiane”, ospita già da molto tempo nelle strutture di pertinenza della Curia duecento migranti e ha messo inoltre a disposizio­ne l’ex monastero delle carmelitan­e scalze nel quartiere Paolo VI. «Taranto – ha detto nei giorni scorsi - si è sempre distinta, nonostante le sue emergenze, nella testimonia­nza di un popolo generoso e accoglient­e. Nel cuore del centro storico, è attivo il centro notturno per i senza fissa dimora della città e ogni giorno vengono serviti almeno 100 pasti caldi a chiunque ne abbia bisogno, perché la carità non conosce distinzion­i o razzismo». Nonostante questo riconoscim­ento ai sentimenti migliori del popolo tarantino lo spirito caritatevo­le verso il prossimo è scambiato per buonismo, ragion per la quale l’arcivescov­o deve essere massacrato sui social. Agli odiatori da tastiera non è andato giù che l’arcivescov­o, mentre i migranti erano stati sbarcati dopo giorni di attesa sulla nave, scrivesse che «rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiame­nti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudi­ni e paure condizioni­no le nostre scelte, determinin­o le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto. Il nostro Paese ha bisogno di essere pacificato - ha concluso Santoro - vanno superate le contrappos­izioni ideologich­e di cui fanno le spese i più deboli, gli indifesi».

I colleghi de La Ringhiera hanno constatato sulla loro pelle la«preoccupan­te escalation di odio». Hanno anche realizzato un video nel quale «mettono in pausa la pagina Facebook il tempo di ricordarci come siamo arrivati fin qui. E chissà quanti di voi, incontrand­osi anonimamen­te nel mondo reale si sono trovati perfino simpatici». Insomma smettono di messere social per un giorno proprio loro che sui social sono nati.

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Il corteo La parata anti-razzista dell’altra sera a Taranto (Ingenito)

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