Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Più ispezioni dei carabinieri» Così Di Maio sfida i caporali
L’impiego dei carabinieri forestali e il miglioramento dell’attività dei Centri per l’impiego. Sono i due elementi su cui si fonda la ricetta del ministro del lavoro, Luigi Di Maio, per tentare di debellare l’antica e sempre attuale piaga del caporalato. Il ministro ne ha parlato a Foggia al termine del tavolo convocato a distanza di un mese dai due tragici incidenti della strada che hanno provocato la morte di 16 braccianti africani. Il governatore Emiliano partecipa alla riunione e loda l’iniziativa di Di Maio di indire la riunione foggiana.
Carabinieri forestali contro l’illegalità in agricoltura e drastico miglioramento dell’attività dei Centri per l’impiego nell’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. È la ricetta dispensata a Foggia dal ministro del lavoro, Luigi Di Maio, per tentare di debellare l’antica e sempre attuale piaga del caporalato. Nulla di rivoluzionario, in verità, solo l’intenzione di perseguire con polso fermo lo sfruttamento dei lavoratori. Di Maio arriva a Foggia un mese dopo la morte di 16 braccianti africani in due distinti incidenti stradali: vittime, tra l’altro, anche delle pericolose condizioni in cui venivano trasportati dai caporali.
Il ministro coordina in prefettura un tavolo di lavoro. Partecipano, tra gli altri, il prefetto Massimo Mariani e il governatore Michele Emiliano. «Emanerò una direttiva – dice il ministro – per utilizzare i carabinieri forestali contro le illegalità nel lavoro». Tra pochi giorni, annuncia, sarà nominato il nuovo responsabile dell’ispettorato del lavoro. «È finita l’epoca solo dei numeri – esulta il ministro – è arrivato il momento di combattere l’illegalità». Tra i mezzi che si dovranno adoperare per contrastare il caporalato, Di Maio individua anche la nuova funzione da assegnare ai Centri per l’impiego. «Il caporale – sottolinea il ministro – non è altro che un bracciante, atroce e illegale, che incrocia domanda e offerta per un disperato. Se funzionano i centri per l’impiego, il caporalato viene sconfitto».
All’uscita dalla riunione, Emiliano fa intendere che Di Maio apprezza le norme della legge anti-caporalato voluta dal centrosinistra. Tuttavia si intuisce che il ministro anche se loda la parte sul contrasto ai metodi criminali non gradisce l’eccessivo ricorso a procedure burocratiche. «È arrivata l’epoca – spiega Di Maio – in cui bisogna iniziare ad aggredire le illegalità e lasciare in pace gli imprenditori onesti senza vessarli con inutili balzelli. Quello dello Stato che vuole tenere le carte a posto è un modello culturale da cambiare».
Bisogna poi considerare, prosegue Di Maio, anche il tema dei prezzi. «Una bottiglia per la salsa – afferma – non può costare più del contenuto. Se i prezzi dei nostri prodotti sono così bassi è perché si è permesso alla grande distribuzione di fare cartello. E si è permesso, con trattati scellerati, di fare entrare derrate alimentari nel nostro mercato».
Per Di Maio «il caporalato non è solo un problema delle regioni del Sud», motivo per cui «tutte le Regioni d’Italia» sono chiamate a partecipare al programma triennale. Infine, il passaggio sul tema dei trasporti. «Mi ha colpito molto – dice – l’espressione usata nel corso della riunione secondo cui il caporale è uno che “chiavi in mano” ti fa il trasporto e il lavoro, in poche ore». Cioè: assicura agli imprenditori disonesti il reclutamento della manodopera e il trasferimento sui fondi agricoli. È un tema noto alla Regione. Emiliano, che loda l’iniziativa Di Maio, lo dice. «Per le aziende pugliesi – dice il governatore – scegliere di organizzare il trasporto potrebbe corrispondere a una “mancanza” nei confronti delle organizzazioni criminali che gestiscono il caporalato. Chi si avventura su questa strada rischia di non trovare nessuno che vada a lavorare nei campi». Che fare? «Bisogna assistere – dice Emiliano – le imprese che si comportano bene, colpire quelle che si comportano male. La Regione ha investito quasi sette milioni per la strutturazione delle foresterie e ha messo dei fondi a disposizione del trasporto. È una competenza che spetterebbe allo Stato, siamo intervenuti perché consapevoli di dover far partire il meccanismo. Adesso ci auguriamo che alle parole del ministro seguano i fatti».
La frase «Non è un problema solo del Sud. Serve aggredire l’illegalità e lasciare in pace gli imprenditori onesti»