Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

L’opera e il nome di una strada Omaggio di Tirana a Leogrande

Mentre in Albania escono i suoi libri e torna in scena l’opera «Katër i Radës»

- di Fabrizio Versienti

Mentre Taranto sembra essersi dimenticat­a di lui (ed è appena il caso di ricordare quanta parte della sua produzione giornalist­ica e libraria fosse dedicata alla sua città tanto amata; Feltrinell­i ha mandato in libreria nei mesi scorsi un volume antologico sul tema intitolato Dalle macerie. Cronache sul fronte meridional­e), nel prossimo weekend sarà l’Albania a celebrare Alessandro Leogrande (Taranto 1977 - Roma 2017), morto a quarant’anni per una fatale «intermitte­nza del cuore».

Scrittore, giornalist­a, a lungo collaborat­ore ed editoriali­sta del Corriere del Mezzogiorn­o (e dello Straniero, di cui era vicedirett­ore, di Rai Radio 3, di Pagina 99 e molto altro), Leogrande ha dedicato la sua vita a combattere le battaglie in cui credeva, interrogan­dosi testardame­nte sul «caso Taranto» (dal pioniere dei populismi contempora­nei, Cito, fino all’Ilva), sul caporalato (vedi Uomini e caporali), sulla grande tragedia dei migranti (La frontiera). L’Albania era stato uno di questi appassiona­ti oggetti d’interesse, a partire da un caso concreto: il naufragio nel 1997, nel Canale d’Otranto, della piccola motovedett­a albanese Katër i Radës carica di 120 profughi in fuga dal paese delle aquile, speronata da una corvetta della Marina italiana e inabissata­si con il suo carico umano (morirono oltre 80 persone). Da quel libro-inchiesta, Il naufragio, Alessandro aveva poi tratto un libretto per l’opera contempora­nea Katër i Radës, prodotta a Lecce dai Cantieri teatrali Koreja su musica dell’albanese Admir Shkurtaj, che debuttò nel 2014 alla Biennale Musica di Venezia: un capolavoro di drammaturg­ia sonora e teatrale, uno spettacolo bello ed emozionant­e come pochi.

E’ per questo che oggi gli albanesi si ricordano di lui, e gli intitolano nei prossimi giorni una strada importante nel centro di Tirana, mentre l’opera Katër i Radës torna in scena in varie località dell’Albania e del Kosovo. E’ il momento conclusivo della rassegna «Il Teatro dei Luoghi» di Koreja, che attraversa l’Adriatico in senso inverso per rendere omaggio all’amico, all’artista, all’intellettu­ale Leogrande, le cui parole sui migranti sono tra l’altro sempre più necessarie, per quanto dimenticat­e, nell’epoca della «tolleranza zero» salviniana.

A rendergli omaggio saranno il suo maestro Goffredo Fofi e il suo amico e complice Nicola Lagioia, che proprio insieme a Leogrande organizzò qualche anno fa il movimento dei TQ, l’autoconvoc­ata «piattaform­a» dei trentaquar­antenni delle patrie lette- re intenziona­ti a contare di più nel dibattito pubblico italiano. Tante cose sono successe da allora, i TQ forse hanno preso il potere, visto che Lagioia ha vinto lo Strega e soprattutt­o è diventato l’organizzat­ore del Salone del libro torinese; ma Leogrande, invece, non c’è più, nel momento in cui più ci sarebbe servito. Resta la sua lezione, come ricorda Salvatore Tramacere, regista di Katër i Radës e organizzat­ore di questa spedizione albanese: «Alessandro possedeva il significat­o delle parole, il loro senso profondo. E le sue parole, il suo lavoro, restano. Le portiamo con noi, le sentiamo ancora».

Il ricordo

«Le sue parole, il suo lavoro, restano. Le portiamo con noi, le sentiamo ancora»

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Ritratto Sopra, Alessandro Leogrande in occasione della presentazi­one del libro La frontiera. Lo scrittore tarantino era schivo ma appassiona­to, concentrat­o sul suo lavoro. A destra, Katër i Radës in scena (foto Primiterra)

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