Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
STUPEFACENTE MA NON VINCENTE
L’eclissi del modello Gallipoli
Spacciavano cocaina, marijuana, hashish e droghe sintetiche in tutta l’area di Baia verde, zona ad altissima densità turistica e frequentata da giovanissimi provenienti da tutta Europa, anche per la presenza di alcuni fra i più famosi locali notturni d’Italia. Arrestate 17 persone (gambiani, senegalesi e maliani), in un’operazione condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Lecce con il Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato. Un’altra tegola su Gallipoli, già nell’occhio del ciclone per un “modello” che si è perso negli anni, tra errori, inadempienze e abusi di ogni genere. La droga, certo, è un bubbone che colpisce ovunque. Ma, evidentemente, a Gallipoli ha trovato terreno fertile, con una fauna giovanile variegata, libera di una libertà malata. Se è vero, come è vero, che le cronache hanno parlato di soggiorni non registrati, a vantaggio di autentici sfruttatori che, saltando tutte le regole e tutte le leggi, hanno ospitato in nero gruppi di ragazzi, a volte addirittura ammassati in garage indecenti e senza servizi.
Gallipoli c’era una volta. Il degrado è stato progressivo, per colpa di gente pronta a spillare soldi a chi ne ha pochi, ma anche per il tirare a campare di tutti, «tanto Gallipoli è sempre Gallipoli». Nel turismo non si vive di rendita e, quando brillano disordine, poca pulizia e delinquenza, la gente vede, scappa e non torna più. Ed in questo senso i numeri sono numeri: le affluenze sono calate. Ovviamente, a danno degli imprenditori virtuosi che continuano a esserci.
Al punto in cui siamo, Gallipoli (amministrazione comunale e operatori turistici), deve interrogarsi con serietà e non con moti di stizza, come è accaduto recentemente in una conferenza stampa, in cui si partiva da accuse, nella logica consumata dell’attacco come migliore difesa: «Basta fango su Gallipoli. Siamo tutti gallipolini e viviamo in una città riconosciuta come la più grande meta turistica del Sud Italia. Una notorietà che ha messo in atto campagne per affossare il nostro modello vincente». Parole e musica del sindaco Minerva. E giù accuse anche ai giornali, con prese di posizione nei confronti di un collega come Antonello Caporale, colpevole di «aver raccontato in maniera grottesca la realtà cittadina», punito con la non concessione del patrocinio per la presentazione di un suo libro. Siamo seri, ripartendo davvero con un “modello nuovo”, che fra l’altro misuri le concessioni edilizie.