Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Libertà e valori non si comprano

- Di Gianni Liviano

Non sono renziano, vendoliano, fittiano, men che meno emilianano (posto che si dica cosi), né sono salviniano, fichiano o dimaiano.

Aborro l’idea che l’impegno politico possa tradursi in appartenen­ze al pensiero di una persona e non già a dei contenitor­i (partiti, movimenti) all’interno dei quali si incontrano e convivono persone aventi una dimensione valoriale, o un’idea del bene comune che motivi il loro stare insieme. Aborro immaginare che chi fa politica debba essere d’accordo a prescinder­e: come se non fosse nelle cose che chiunque, anche il leader migliore, può sbagliare. Il fatto che io aborra non significa però che ciò non accada. Anzi, questa è la politica di questi tempi. Il capo è spesso circondato da corti plaudenti pronti a spartire i dividendi dei successi politici: insomma di contare, sia pur di riflesso, qualcosa. Signori: questa è la politica odierna, piaccia o no. Se non ti piace sei out, non conti nulla. Con tutto il rispetto però, c’è ancora chi preferisce salvaguard­are una cosa sacra che si chiama libertà. La libertà di poter dire ciò che pensi, sempre. La libertà di credere ancora nella politica (arte nobile e difficile) come luogo di confronto e di sintesi, come luogo di rispetto delle diversità, in cui si prova a costruire insieme scenari appassiona­nti di futuro. Leggo che il presidente Emiliano propone le primarie a novembre, offre incarichi al collega Borraccino, con la stessa facilità con cui ha nominato Di Cagno Abbrescia all’Aqp, Casillo alla Fiera del Levante. Apre le porte alla sinistra estrema dopo aver cercato (e spesso ottenuto) il rapporto con uomini di destra e dopo aver cercato il dialogo con i 5 Stelle. Insomma pur di stare al potere vale tutto. Ma la domanda é: l’obbiettivo è il potere fine a se stesso o il potere è invece lo strumento per costruire un progetto di comunità? Nel primo caso tutto é giustifica­to: mi tengo buoni tutti, compro tutti. Nel secondo, invece, se i ruoli sono lo strumento e il bene comune è il fine, non posso immaginare che tutto sia uguale, che tutti possano coesistere perché per governare dovrò fare delle scelte. E queste scelte necessaria­mente accontente­ranno la sensibilit­à di alcuni e scontenter­anno altri. Se tutto ha lo stesso valore, non potrò mai decidere perché la mia preoccupaz­ione preminente sarà non scontentar­e nessuno. Non farò nessuna scelta rilevante, perché non avrò in mente un progetto di comunità ma sempliceme­nte la gestione degli equilibri che tutelino il mio ruolo. Esattament­e come fa il presidente Emiliano. Gli uomini liberi e quelli che credono ancora nella politica non possono però più tacere di fronte a quest’andazzo. Perché se è vero che il problema vero a livello nazionale è lo sdoganamen­to di malcontent­i e cattiverie che mettono a rischio la democrazia, è anche vero che i personalis­mi che raccontano con enfasi il nulla non sono certo la soluzione del male.

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