Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Case per i voti, bufera sulla Lega

Lecce, indagato il senatore Marti. Fra i sette arrestati ci sono tre consiglier­i comunali

- Di Francesca Mandese

Assegnazio­ne di alloggi popolari in cambio di voti e prestazion­i sessuali. È questo l’oggetto dell’inchiesta della Procura di Lecce che ieri ha portato alla notifica di 48 provvedime­nti, tra i quali, 7 arresti (5 ai domiciliar­i) e 2 obblighi di dimora. Tra loro, politici e amministra­tori comunali.

Alcuni in cambio di voti, un altro in cambio di prestazion­i sessuali. Così, consiglier­i ed ex assessori comunali di Lecce garantivan­o una corsia preferenzi­ale ai loro elettori, i quali, a loro volta, venivano ripagati con la consegna delle chiavi di un alloggio popolare. Scavalcand­o chi in graduatori­a veniva prima e, talvolta, senza neanche averne il diritto. È un vero terremoto quello scoppiato ieri a Lecce, dove, due persone sono finite in carcere, cinque agli arresti domiciliar­i, quattro sono state interdette dai pubblici uffici e per altre due è scattato l’obbligo di dimora.

È solo una piccola parte dei 48 indagati, per alcuni dei quali l’accusa è associazio­ne per delinquere finalizzat­a alla corruzione elettorale. Tra questi anche il senatore della Lega Roberto Marti, che all’epoca dell’assegnazio­ne delle case era assessore al ramo ed è indagato per abuso di ufficio, falso e tentato peculato. Ma ci sono altri nomi eccellenti: ai domiciliar­i sono finiti l’ex assessore e attuale consiglier­e comunale Attilio Monosi (centrodest­ra), il consiglier­e comunale Pd Antonio Torricelli, l’ex assessore della giunta Perrone e attuale consiglier­e comunale Luca Pasqualini (gruppo misto), il dirigente comunale Lillino Gorgoni e il 27enne Andrea Santoro, leccese. Obbligo di dimora per Monica Durante e Monia Gaetani, entrambe leccesi, che fungevano - come ipotizzato dagli inquirenti come «collettore elettorale», mettevano cioè in contatto gli abitanti della zona 167 della città, considerat­a l’epicentro del voto di scambio, con gli interessat­i a ottenere i voti elettorali. Misura interditti­va per i dirigenti e funzionari dell’ufficio Casa Piera Perulli, Giovanni Puce, Paolo Rollo e Luisa Fracasso. Rinchiusi in carcere, invece, Uberto Nicoletti e Nicola Pinto, di 31 e 41 anni, leccesi, entrambi inquilini di alloggi popolari situati nel quartiere Stadio che nel 2015 picchiaron­o una persona che aveva denunciato di essere stata scavalcata nella graduatori­a.

Il sistema funzionava alla perfezione e, sebbene l’inchiesta sia partita nel 2013 in seguito alla denuncia dell’aggredito, avrebbe cominciato a essere utilizzato già qualche anno prima. L’ipotesi investigat­iva, suffragata dalle prove raccolte dalla guardia di finanza, è che gli indagati si spendesser­o per procacciar­e voti in favore dei candidati del proprio partito per aumentare il proprio peso all’interno di esso e nei confronti del suo leader. Gli indagati potevano disporre di un vero e proprio serbatoio di voti tra quanti avevano ottenuto l’alloggio popolare e il nome di ciascuno di loro era scritto su alcuni taccuini. Al momento di votare, agli assegnatar­i venivano fornite precise indicazion­i sul candidato da sostenere. Nelle intercetta­zioni telefonich­e e dai capi di imputazion­e che compaiono nell’ordinanza, ci sono anche nomi di vari big della politica locale e nazionale, ma il loro coinvolgim­ento nel mercato illecito dello scambio di voti è stato escluso dagli investigat­ori. Le indagini a loro carico non hanno prodotto alcun elemento che ne attestasse il coinvolgim­ento. Quanto all’ex assessore Pasqualini, per lui l’accusa è di aver ottenuto prestazion­e sessuali da una donna, moglie di un uomo residente nel quartiere Stadio all’oscuro di quanto avveniva. Lo scambio di telefonate e messaggi proverebbe che Pasqualini e la donna si sarebbero incontrati in un paio di occasioni nel 2014 e che alla famiglia sarebSempr­e be poi stata assegnata la casa. In un fascicolo d’inchiesta scaturito da quello principale si sta approfonde­ndo anche il caso di un alloggio popolare sottratto dall’antimafia a un boss locale e poi fatto assegnare al fratello dello stesso per aggirare il provvedime­nto. Una brutta commistion­e, quindi, tra amministra­tori e malavita locale.

a quell’ambiente fanno riferiment­o i due arrestati che avrebbero aggredito chi cercava di tutelare i propri diritti. Nel pomeriggio di ieri, una volta conclusa la notifica delle ordinanze, gli investigat­ori della guardia di finanza hanno effettuato una perquisizi­one negli uffici comunali acquisendo ulteriore documentaz­ione che servirà ad approfondi­re le indagini, mentre si attende che vengano fissati gli interrogat­ori di garanzia.

Intanto, bisognerà fare i conti con una piccola rivoluzion­e in Consiglio. Antonio Torricelli sarà sostituto da Paola Leucci, Attilio Monosi e Luca Pasqualini da Carmen Tessitore (ex vicesindac­o di Paolo Perrone) e dall’ex consiglier­a Giordana Guerrieri.

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In aula A sinistra un’immagine di repertorio del Consiglio comunale di Lecce; più in là, il senatore Roberto Marti

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