Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Rivolta a Taranto dei 5 Stelle delusi
Ilva Consegnate le tessere elettorali
Si sentono traditi dal ministro Luigi Di Maio e dai parlamentari che hanno votato il 4 marzo. Perciò i delusi del Movimento 5 Stelle, durante un sit-in di protesta, hanno consegnato le tessere elettorali, ieri, un giorno dopo la definizione della cessione di Ilva ad Arcelor Mittal. «Non vi voteremo più», hanno detto gli attivisti.
«Avete tradito Taranto», «Subito bonifiche e riconversione». È il grido di protesta affidato a striscioni e cartelli attaccati agli alberi di piazza della Vittoria da parte degli attivisti tarantini dei movimenti che hanno organizzato il sit in contro la cessione di Ilva ad Arcelor Mittal. È terminato ieri sera, con il dissenso culminato nel gesto simbolicamente molto forte della riconsegna delle schede elettorali «tanto non servono più. Siamo stati traditi dai 5stelle».
Un centinaio di attivisti, delusi dopo le promesse elettorali basate tutte sulla chiusura delle fonti inquinanti, a cominciare dallo stabilimento siderurgico, brandivano le schede gridando: «Da oggi non andremo più a votare, non crediamo più a nessuno» mentre un altro aggiungeva «siamo delusi e sfiduciati».
La rabbia, nonostante le 24 ore passate in piazza, con gente che ha dormito anche in tenda, era ancora tanta ieri sera. I manifestanti insistono e chiedono impegni stringenti per l’annullamento delle fonti inquinanti e la chiusura della fabbrica. Un obiettivo ormai impercorribile a seguito della firma dell’accordo tra sindacati, governo e Mittal che subentra ad Ilva. Secondo quanto scritto nel comunicato dell’altra sera, «il completamento legale dell’operazione e l’inizio formale del leasing e dell’accordo di acquisto di AM Investco per Ilva sono attesi per il 1° novembre 2018».
La parola passa ora ai lavoratori. Da lunedì 10, e fino a giovedì 13, Fim, Fiom, Uilm e Usb hanno indetto le assemblee, reparto per reparto, per illustrare i termini dell’intesa. Il voto sull’approvazione o meno sarà espresso al termine. Il risultato appare scontato dal momento che le condizioni strappate al nuovo proprietario di Ilva garantiscono il lavoro a tutti e tutelano i diritti acquisiti. La protesta e il malcontento contro la conclusione della lunga vicenda della cessione dell’Ilva erano degenerati giovedì sera nella violenta aggressione verbale contro la parlamentare tarantina pentastellata Rosalba De Giorgi, diventata suo malgrado parafulmine di tutti gli strali e involontaria protagonista della giornata. È stata travolta dalle richieste di interviste e ha ricevuto anche la telefonata dell’arcivescovo di Taranto. Filippo Santoro non ha potuto fare a meno di apprezzarne il gesto di presentarsi al sit in e di manifestarle solidarietà per com’è andata a finire. «Temevo che potesse accadere ciò che poi è successo – dice Rosalba De Giorgi – ma sentivo di dover andare in piazza. Non sento invece di aver tradito gli elettori tarantini perché adesso continueremo la battaglia da un’altra prospettiva. Sono molto dispiaciuta di non aver raggiunto l’obiettivo della chiusura delle fonti inquinanti anche se abbiamo lavorato in continuazione per tener fede agli impegni presi con i nostri elettori. Ma le condizioni per arrivare alla chiusura dell’Ilva sono venute meno. Se il governo annullava il contratto, Mittal ci rientrava con un ricorso. Ora dobbiamo limitare i danni e per questo la nostra vigilanza sull’attuazione delle misure ambientali sarà altissima. E voglio sottolineare che è ancora in piedi la mia interrogazione al premier Conte e al ministro Di Maio con cui chiedo di sapere quando hanno intenzione di abrogare l’immunità penale garantita agli amministratori. Voglio dire che il mio impegno non verrà mai meno».
Rosalba De Giorgi
Non mi sento di aver tradito gli elettori, continueremo la nostra battaglia