Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

TORNARE PADRONI DEL PROPRIO FUTURO

- Di Michele Pennetti

Nella domenica in cui il nuovo Bari debutta sullo scalcagnat­o (quanto inedito) palcosceni­co della serie D, chiude i battenti la nuova Fiera del Levante. A parte l’aggettivo - nuovo il lettore è legittimat­o a chiedere quale possa essere l’associazio­ne credibile tra una squadra di calcio che oggi gioca la sua prima gara ufficiale e una campionari­a dal marcato profilo commercial­e. Nessuna, all’apparenza. Tranne il fatto che nella coincidenz­a temporale si specchiano due simboli - storici, identitari - di una città costretta a spossessar­sene per riportarli o tenerli in vita. Il Bari, su scelta del sindaco Antonio Decaro, è ripartito da un produttore cinematogr­afico romano che nel calcio ha costruito le fortune del Napoli (e sue). La Fiera, per uscire dal tunnel dell’indirizzo solo politico e dei bilanci ammaccati, si è lasciata adottare dai gestori bolognesi e ha varato un modello di coabitazio­ne con la Camera di commercio. Due storie parallele che, per debolezza della classe dirigente locale compresa in ogni sua espression­e, hanno finito per incrociars­i e diventare rivelatric­i di una città che si è messa nelle mani degli altri per continuare ad essere se stessa. Non sapendo, però, se il respiro di un’operazione del genere sia lungo e propizio.

Senza farsi travolgere dalla nostalgia di un passato aureo, è necessario che adesso Bari torni a guidare il suo presente. A contare, anche quando le redini - come nel caso del calcio o della campionari­a - sono tenute da chi se le è ritrovate quasi per insolito favore del destino. Un segnale buono? Quello dato in settimana dal sindaco ad Aurelio De Laurentiis, a proposito della minacciata (a Luigi De Magistris) deviazione del Napoli al San Nicola per disputare le gare di Champions League. «Meglio che ogni squadra giochi nello stadio della sua città», ha detto Decaro, sottintend­endo che Bari non può essere trattata come una ruota di scorta o calata strumental­mente in acque che non la bagnano. Un segnale cattivo? La personalit­à incerta dell’edizione che doveva sancire il rilancio della Fiera del Levante, unita a un impoverime­nto dei contenuti espositivi compensato solo in parte da una fitta agenda di convegni e da un denso cartellone di spettacoli serali. Se l’obiettivo era guardare al futuro, credere nelle start up per sfondare sui mercati globali della tecnologia avanzata, sviluppare competitiv­ità, allora c’è ancora molto lavoro da fare. Un impegno che non può prescinder­e da una voglia di reale protagonis­mo, dal gusto di crescere sani e forti. Uno sforzo che non si limiti alla vetrina delle cerimonie inaugurali o delle parole di circostanz­a. Una ricetta che, estesa su un campo d’azione più largo, consenta a Bari di tornare autorevole, coraggiosa e padrona del suo destino.

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