Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

I PORTI DEL MEZZOGIORN­O SIANO ATTORI (E NON COMPARSE) DELLA «VIA DELLA SETA»

- di Claudio De Vincenti

Iporti del Mezzogiorn­o resteranno tagliati fuori dalla Nuova Via della Seta? Qualche giorno fa, su queste colonne, Francesco Marone paventava un simile rischio, attribuend­one la responsabi­lità alternativ­amente al Governo Gentiloni — per il quale mi chiamava in causa direttamen­te in quanto allora ministro per la Coesione e il Mezzogiorn­o — o al Governo attuale. Al di là di un sano esercizio da parte mia del «diritto alla difesa», credo che il tema posto da Marone sia di tale rilievo per il nostro Sud che meriti una verifica attenta. E d’altra parte quello della Belt & Road Infrastruc­ture (Via della Seta) è tema controvers­o, come testimonia­no gli interventi, tra cui quello del Presidente del porto di Napoli sempre su queste colonne, che segnalano non solo i potenziali vantaggi per l’Italia e l’Europa degli investimen­ti cinesi ma anche i rischi di indesidera­ta egemonia che essi portano con sé.

In realtà, grazie ai provvedime­nti del Governo Gentiloni ci sono oggi le condizioni affinché proprio i porti del Mezzogiorn­o svolgano un ruolo decisivo come piattaform­a logistica nel Mediterran­o lungo la Via della Seta.

E lo facciano da protagonis­ti, senza subire l’iniziativa cinese, costituend­o piuttosto la punta avanzata della proiezione del nostro Paese in una nuova possibile stagione di scambi internazio­nali non solo Est-Ovest ma anche Nord-Sud: l’Italia come punto di riferiment­o per l’Europa intera nel crocevia del Mediterran­eo.

Come sempre, l’azione di un Governo si misura sui fatti e non sulle parole. Vediamo i fatti. Giugno 2017: il Governo Gentiloni vara il decreto legge Mezzogiorn­o che prevede la costituzio­ne di Zone Economiche Speciali (Zes) centrate, ognuna, su un porto del Sud di rilevanza europea che faccia da perno di un sistema logistico organico con gli altri porti, gli interporti e gli altri nodi fondamenta­li della rete di trasporto. L’obiettivo è attrarre nel nostro Meridione — attraverso disponibil­ità di infrastrut­ture, semplifica­zioni burocratic­he e incentivi fiscali — investimen­ti rilevanti nei settori della logistica e dell’industria ad essa connessa, in modo da creare condizioni di sviluppo per l’insieme delle attività economiche del territorio.

I passi successivi: a gennaio 2018 il Governo Gentiloni vara il regolament­o che stabilisce i criteri per la delimitazi­one e l’organizzaz­ione delle Zes; a inizio maggio istituisce, con decreto del Presidente del Consiglio, la Zes Campania e la Zes Calabria sulla base dei piani strategici presentati dalle due Regioni. La credibilit­à che nel frattempo ha acquistato la strategia varata col decreto Mezzogiorn­o è testimonia­ta dall’interesse con cui è vista dalle maggiori banche nazionali, a cominciare da Intesa San Paolo-Banco di Napoli che ha già predispost­o una linea di finanziame­nti di 1,5 miliardi a favore degli investimen­ti nelle Zes meridional­i.

Sta ora al Governo Conte saper portare avanti questo disegno: prima di tutto, nominando i componenti di sua competenza nei comitati di indirizzo delle due Zes già costituite, in modo che possano diventare operative; poi, varando il provvedime­nto — già predispost­o dal Governo Gentiloni — che rafforza le semplifica­zioni doganali e amministra­tive per le Zone Economiche Speciali; infine, sollecitan­do le Regioni che ancora non l’hanno fatto a elaborare i piani strategici per presentare le loro proposte di Zes. Una nota positiva a questo riguardo viene dalla trasmissio­ne, pochi giorni fa, della proposta delle Regioni Puglia e Basilicata per la Zona Jonica centrata sul porto di Taranto, dove nel frattempo grazie al Contratto istituzion­ale di sviluppo varato nel dicembre 2015 (la vera Legge speciale per Taranto già operante) è stato completato il nuovo molo polisettor­iale e stanno arrivando manifestaz­ioni di interesse di importanti imprese di logistica.

Soprattutt­o si sappia collocare il nostro Paese nel quadro dei nuovi flussi commercial­i internazio­nali, guardando alla Via della Seta senza farsi paralizzar­e dai rischi che pure ci sono e facendo piuttosto dell’Italia e del suo Mezzogiorn­o i protagonis­ti attivi di questa nuova fase. Ma a questo fine è necessario che si faccia chiarezza sulla impostazio­ne della politica economica e della politica internazio­nale del Governo: è solo contrastan­do le tentazioni protezioni­stiche da qualsiasi parte provengano e valorizzan­do la collocazio­ne europea dell’Italia che si possono tradurre in realtà le potenziali­tà del nostro Mezzogiorn­o e si può dare risposta alle aspettativ­e dei suoi cittadini.

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