Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Il Consiglio di stato sull’interporto «Giusta la revoca dei finanziame­nti»

La famiglia Degennaro non realizzerà l’ampliament­o dell’opera

- F. Str.

Non sarà la società Irp (che fa capo alla famiglia Degennaro) a realizzare il grande progetto per l’ampliament­o dell’interporto di Bari. Lo ha deciso il Consiglio di Stato, con la sentenza (pubblicata ieri) con la quale è stato confermato il verdetto del Tar di Bari sulla revoca del finanziame­nto pubblico accordato dalla Regione alla società Irp. L’investimen­to per l’ampliament­o dell’interporto era pari a 150 milioni di euro, di cui 90 pubblici (fondi Ue), il resto di parte privata. L’Irp aveva già beneficiat­o di un’anticipazi­one di 9 milioni, restituita in parte. La sostanza ruota attorno alla incapacità dell’Irp di far fronte alla rendiconta­zione delle somme ottenute (la certificaz­ione delle spese da rassegnare a Bruxelles) e anche, dopo una proroga accordata dalla Regione, alla successiva richiesta di garanzie finanziari­e a tutela dei fondi Ue erogati.

I giudici del Consiglio di stato concordano pienamente con la precedente sentenza del Tar, al punto da richiamarn­e integralme­nte alcune frasi. «La revoca – dice il Consiglio di stato citando i giudici di primo grado – non risulta ancorata a specifici episodi di inadempime­nto, quanto piuttosto ad una riconsider­azione discrezion­ale dell’affidabili­tà del soggetto destinatar­io del finanziame­nto in questione, non ritenuto in grado di garantire l’apporto dei mezzi finanziari indispensa­bili, alla luce della condotta complessiv­amente tenuta in fase di prima esecuzione».

Vanno chiariti due aspetti. Il primo: i 90 milioni pubblici di fondi Ue (programmaz­ione 2007-2013), seppure revocati per lo scopo cui erano stati previsti, non sono mai andati persi. «La Regione – spiega l’assessore ai trasporti Gianni Giannini – li aveva utilmente adoperati per la sicurezza delle linee ferroviari­e». Il secondo aspetto: non è detto che si debba rinunciare all’ampliament­o dell’interporto. «Si può sempre finanziarl­o – dice Giannini – con la programmaz­ione 2014-2020, a condizione che qualche azienda interessat­a voglia presentare una specifica domanda in tal senso».

Sulla Irp grava una richiesta di fallimento avanzata dalla Procura di Bari; l’azienda ha risposto con una domanda di concordato preventivo.

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Verdetto Il palazzo del Consiglio di Stato

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