Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

IL VENTO DI PUGLIA SUL PD DEL FUTURO

La sfida all’interno del partito

- Di Michele Cozzi

La Puglia gioca la sua partita nella battaglia in atto nel Pd per la “gestione delle spoglie”, dopo una sconfitta elettorale che appare “struttural­e”. Con un gruppo dirigente che ricorda l’orchestrin­a sul Titanic e che non riesce ad andare oltre un titanico scontro tra Calenda e Zingaretti su cene e controcene. Un partito prigionier­o della “sindrome del meteorite”. Il voto del 4 marzo? Un disastro imprevedib­ile, sfuggito ai radar, che ha diviso il Paese tra buonisti e cattivisti, europeisti e nazionalis­ti. Una lettura consolator­ia. Così c’è chi spera che i “nuovi barbari” nella gestione saranno così catastrofi­ci che, alla fine, i cittadini si accorgeran­no che si “stava meglio quando si stava peggio”. Ma la dinamiche politiche e sociali sono oggi più complesse per il mix tra globalizza­zione, rivoluzion­e tecnologic­a e immigrazio­ne di massa. E il Pd, come avviene per la sinistra in Occidente, sembra non aver la “cassetta degli attrezzi” per comprender­e il nuovo tempo.

Il congresso nazionale si giocherà non tanto su come rifondare la sinistra italiana, ma se aprire il canale con il M5S, nel tentativo di “romanizzar­e i barbari”. La Puglia ha la chance di partecipar­e attivament­e all’opera di rifondazio­ne o ristruttur­azione della sinistra. Il presidente Emiliano, Francesco Boccia e Teresa Bellanova hanno le carte in regola per svolgere un ruolo di primo piano nella contesa.

Il governator­e ha tentato di inglobare il M5S nel suo governo, raccoglien­do una serie di schiaffoni. Ma non dispera e prosegue su questa linea nazionale, contraddet­ta, però, in sede locale da una politica di apertura e di ascolto che spazia da destra all’estrema sinistra. A Francesco Boccia il presidente pugliese potrebbe chiedere di sacrificar­si, partecipan­do alla battaglia congressua­le, soprattutt­o se non dovesse riuscire a stringere l’intesa con Zingaretti, presidente della Regione Lazio. E Boccia si sta scaldando con dichiarazi­oni sempre più accese contro il gruppo dirigente renziano.

Poi, c’è Teresa Bellanova che potrebbe essere la carta a sorpresa di Renzi. Donna, di tradizione operaia, un passato nella sinistra del partito, potrebbe rappresent­are il tentativo dell’ex premier di contrappor­re a Zingaretti una renziana di sinistra. In prima fila nelle battaglie contro il populismo grillino su Tap, Ilva, trivelle, Xylella. Una bandiera dell’orgoglio piddino. Come scrive Yascha Mounk (”Popolo vs Democrazia”), viviamo in «tempi straordina­ri in cui i contorni essenziali della politica e della società vengono rinegoziat­i». È ciò che accade in Italia. Per questo al Pd è richiesta una nuova definizion­e di se stesso e del mondo, più che l’inutile corsa per un regno ormai senza popolo.

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