Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I reclutatori ora puntano sui bulgari
Antonio Vanella, Opera Nomadi: «Pronti a lavorare per meno di tre euro»
«In Capitanata ci sono tantissimi braccianti bulgari che lavorano nelle campagne e, negli ultimi tempi, sono anche i più ricercati perché costano di meno di altri stranieri». Al Corriere del Mezzogiorno Antonio Vanella dell’Opera Nomadi di Foggia spiega un fenomeno non molto conosciuto: quella della “concorrenza sleale”, potremmo dire, anche nel caporalato e nello sfruttamento illegale del lavoro.
«I bulgari – spiega ancora Vanella – hanno in realtà abbassato il costo della manodopera nelle campagne. Loro si accontentano anche di meno dei tre euro e cinquanta centesimi a cassone di pomodoro. Lavorano nelle campagne anche per due euro e cinquanta. Diciamo, se vogliamo chiamarla così è una specie di concorrenza sleale, giocando al ribasso per ottenere più lavoro».
Fino a qualche anno fa c’era il “ghetto dei bulgari”, un insediamento di baracche che si trovava in località Pescia, nel territorio di Foggia, Borgo Mezzanone e Tressanti, a una ventina di chilometri dal capoluogo dauno. Era popolato - da aprile a novembre - da oltre mille bulgari, tutti braccianti che occupavano quell’insediamento per sei mesi l’anno proprio per trovare lavoro nelle campagne del foggiano. Dopo alcuni incendi, uno dei quali nel dicembre del 2016 costò la vita ad un
Negli ultimi tempi i braccianti bulgari sono i più ricercati perché costano meno degli altri
bulgaro di 20 anni, il campo è stato sgomberato. Ma i bulgari tornano periodicamente in Capitanata e nelle campagne per la raccolta del pomodoro e di altri ortaggi. Le braccia bulgare – uomini, donne e a volte anche minorenni – costano di meno e, per questo, sono ricercatissimi dagli imprenditori agricoli foggiani ma anche e soprattutto dai caporali. In qualche zona le “tariffe lavorative” si sono adeguate alle richieste bulgare e gli altri stranieri si devono accontentare di miseri compensi. A sfruttarli a volte nordafricani ma, più spesso, loro connazionali. In qualche caso sono vittime di due caporali: uno italiano o nord africano che tiene contatti con l’agricoltore e l’altro, un bulgaro, che mantiene i contatti con i connazionali. E se l’uomo si accontenta di due euro e cinquanta per ogni ora di lavoro – il contratto di lavoro regolare prevede 7,5 euro ad ora - la donna lavora anche per meno: da un euro all’euro e cinquanta. Nel casertano, un’altra zona dove come nel foggiano vengono utilizzati molti braccianti bulgari, lavorano anche i bambini per un euro ad ora. In Capitanata alcuni anni fa nel corso di alcuni controlli emerse che al lavoro vi erano anche ragazzi, ma di quindici e sedici anni. «È solo - conclude Vanella – una guerra fra poveri».