Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
I due professori «Non è come negli anni ‘70»
«Nessun fenomeno ideologico, questo è uno scontro tra nani»
Nato nel 1941, militante del Movimento sociale italiano, tra i fondatori della Fiamma tricolore ed ex segretario nazionale del Movimento idea sociale, il professor Giuseppe Incardona, ex insegnante di storia e filosofia e autori di saggi, è uno degli ultimi intellettuali veramente di destra a Bari. Cosa pensa di quanto accaduto venerdì sera?
«Bisogna accertare i fatti ma è strano che la manifestazione si sia svolta in tutta tranquillità e a manifestazione conclusa qualcuno casualmente sia passato davanti la sede di Casapound. Occorre vedere chi sono i provocatori e chi sono i provocati. Lo accerteranno le autorità inquirenti». Il ministro Salvini ha det- to che chi aggredisce una persona dovrebbe andare in galera. Ma alcuni degli aggrediti sostengono sia lui è il mandante politico di quanto accaduto.
«Francamente credo che Salvini abbia altri problemi da risolvere. In ogni caso non mi pare che tutto quest’astio nei confronti di Salvini sia giustificato. Lui fa la sua politica, quella per cui è stato eletto democraticamente. E fa la politica che piace a lui. Gli altri devono rassegnarsi, aspettare e vincere le elezioni. Poi riapriranno le frontiere».
E’ vero che sta tornando il fascismo e che i gruppi di estrema destra si sentono legittimati dal governo?
«Chi conosce la storia sa che il fascismo non ha alcun termine di paragone con quanto sta accadendo ora. La Lega nasce addirittura come un movimento antifascista. Si pensi solo alla concezione dello Stato. Il fascismo era per uno Stato unitario e totalitario, questi sono per le autonomie e inizialmente addirittura per la secessione. E’ la sinistra che vive nella paura del fascismo, che vede fascisti ovunque. Invito a leggere se non Carlo Costamagna o Giovanni Gentile almeno un manuale di storia».
Bisognerebbe chiudere CasaPound e i centri sociali come invoca qualcuno?
«Si deve chiudere, anzi rinchiudere, chiunque non rispetta la legge».
C’è il rischio che ci sia una escalation di violenze come nei decenni scorsi?
«Io ho vissuto un po’ quegli anni. Era diverso, c’erano più persone coinvolte. Qui si tratta di uno scontro fra nani. Nel ’68 si muovevano migliaia di persone. Un vero fenomeno politico ha bisogno di muovere le masse. Ora ci sono numeri irrisori».