Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

La questione immigrati e l’immunità di quartiere

- di Alessio Viola

Non stanno tornano gli anni ’70, questa è una certezza. L’aggression­e di cui è stata vittima l’europarlam­entare Forenza, insieme ad altri manifestan­ti, è un episodio grave.

E bene hanno fatto sindaco e presidente della Regione a condannarl­a con fermezza. Ma non siamo alle battaglie di strada di un tempo, oggi la linea d’ombra dello scontro sembra passare sulla questione immigrazio­ne. Il quartiere Libertà si ritrova paradigma di una situazione ben più complessa. Sono le contraddiz­ioni della questione immigrazio­ne che ormai stanno raggiungen­do un livello di guardia preoccupan­te, in tutta la città. Con un’incognita ancora troppo ignorata: il ruolo e la forza dei clan. Che sono particolar­mente forti ed aggressivi in quello, come in ogni altro quartiere. Fino ad ora apparentem­ente ai margini del tema immigrazio­ne, in realtà saldamente calati e in posizione di comando come sempre. Nessuno può pensare che il racket delle abitazioni, della prostituzi­one, dello spaccio massiccio e diffuso possa avvenire per mano di clandestin­i senza che i clan

non esercitino su di loro un controllo, militare ed economico, spietato. Altrimenti, non potrebbero stare li.

Chi si occupa di questi problemi - gli studiosi, la magistratu­ra, le forze dell’ordine - devono procedere all’esame delle criticità del quartiere, e dell’intera città, partendo da questo dato, non dalla “politica” che in realtà segue un’agenda dettata da altri tempi. La città un tempo era piena di sedi di partito, scomparse, per lasciare il campo a comitati elettorali di dubbia provenienz­a che sono in realtà solo camere di compensazi­one per voti di scambio e traffici di ogni tipo. Ma la città necessita di indirizzi ed obiettivi chiari e soprattutt­o praticabil­i. Di una visione che sembra mancare. Bari è città di accoglienz­a, e non a casa lo squadrismo si scaglia contro queste attività. Si attacca una europarlam­entare certi dell’immunità di quartiere. Una saldatura diciamo così “ideologica”, uniti dal razzismo. Allora il compito che attende la città è davvero pesante. Occorre un ruolo di istituzion­i che non può più essere quello dei convegni con bravi preti e professori. Va prosciugat­a l’acqua in cui nuotano xenofobi e squadristi. Chiusi i luoghi dello spaccio, controllat­i quelli della socialità, sostenute tutte le iniziative che nel quartiere si realizzano con fatica per emanciparl­o.

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