Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Di Cagno Abbrescia scommette «Un acquedotto con l’Albania»
L’idea del presidente di Aqp: «Più risorse, più benessere»
«Chi ha dato vita all’Acquedotto Pugliese, il più grande d’Europa, aveva una visione del futuro fatta di tecnologia e progresso. Questo spirito deve essere rinnovato e il tema di una grande infrastruttura che porti l’acqua dall’Albania alla Puglia deve tornare d’attualità». È l’idea di Simeone Di Cagno Abbrescia, presidente di Aqp, che afferma di aver aperto il dossier.
«Chi ha dato vita all’Acquedotto Pugliese, il più grande d’Europa, aveva una visione del futuro fatta di tecnologia e progresso. Questo spirito deve essere rinnovato, bisogna andare al di là della gestione ordinaria. E il tema di una grande infrastruttura che porti l’acqua dall’Albania alla Puglia deve tornare d’attualità. Perché le fonti d’approvvigionamento non sono mai sufficienti». Simeone Di Cagno Abbrescia ha varcato il portone di via Congnetti, sede dell’Aqp, a marzo scorso. Sei mesi fa il governatore Michele Emiliano l’ha nominato a capo della società della Regione che gestisce il servizio idrico integrato con una principale mission: rimettere in moto una macchina amministrativa inceppata. E soprattutto l’operatività di un consiglio d’amministrazione che per ben due volte era finito al tappeto. Tra liti interne e doppi ruoli poco produttivi (come l’accoppiata presidente-direttore generale affidata a Nicola De Sanctis) l’Acquedotto, negli ultimi due anni, ha dovuto fare i conti con un calo degli investimenti programmati: nel 2016 il target era di 182 milioni e ne sono stati rendicontati 167 milioni (-15%); nel 2017 l’obiettivo era di 258 milioni e la spesa reale è stata solamente di 142 milioni (-116%). L’azione di Di Cagno Abbrescia ha posto la parola fine alle tensioni nelle relazioni industriali con una distensione fra organizzazioni sindacali e management aziendale. Ma, dopo il rodaggio, l’ex sindaco di Bari punta a lasciare il segno. Un po’ come la «ristrutturazione» di Bari Vecchia legata al Piano Urban.
Presidente Di Cagno Abbrescia, parlare di acquedotto Puglia-Albania significa investire ingenti risorse per una grande opera. Qual è l’utilità?
«Sono stato nominato in Acquedotto Pugliese in un periodo complicato: si parlava di pericoli per un razionamento estivo delle forniture idriche in agricoltura. Proprio quando l’economia locale, grazie ai giovani, sta ripartendo dalla filiera delle colture e dell’allevamento. Qui è il punto fondamentale: chi oltre cento anni fa ha pensato di andare a prendere l’acqua dal versante tirrenico per convogliarla in quello adriatico l’ha fatto con una visione pionieristica. È stata una scelta coraggiosa che ha prodotto benefici per tutta la popolazione interessata. Ora c’è da rilanciare tale impostazione tenendo presente che nei prossimi cinquant’anni la ricchezza e il benessere dei cittadini sarà determinato proprio dalla disponibilità idrica».
Ci sarà bisogno più di acqua che di petrolio? «Certamente. Pensi a ciò che sarebbe successo in Puglia nell’estate appena conclusa se non avessimo avuto acqua a sufficienza. Come avremmo potuto supportare la nuova agricoltura e soprattutto il turismo? Già vedo i titoli dei media: i vip restano a secco. Abbiamo investito in nuovi collegamenti aerei, ci sono flussi importanti di viaggiatori esteri e noi dobbiamo essere pronti a supportare questo sviluppo anche nei prossimi decenni».
Ma basterebbe gestire meglio l’esistente. «Sicuramente è una strategia che va bene nel breve periodo. Molte scelte dell’Acquedotto vanno in questa direzione. Abbiamo lavora- to per rendere efficiente il sistema della depurazione. Sulla gran parte dei 184 impianti operativi sono già stati apportati adeguamenti tecnologici e la risorsa idrica può essere utilizzata in agricoltura».
E perché la quasi totalità poi viene dispersa in mare o nelle barriere drenanti?
«C’è una diffidenza del mondo agricolo. Non c’è una grande richiesta da parte degli imprenditori». Forse perché mancano le reti?
«Alcune realtà già sono disponibili, come l’area di Fasano, ma altre sono in attesa di una domanda che deve partire proprio dal comparto dopo le brutte esperienze dei consorzi di bonifica».
Ma se i produttori non chiedono l’acqua vorrà dire che la prendono da altri «fornitori».
«Purtroppo, su questo tema non si è compreso realmente il rischio. Si stima che in tutta la Puglia ci siano 800 mila pozzi per uso agricolo. Altri non sono censiti. Sa qual è il pericolo? Che da un momento all’altro l’acqua del sottosuolo diventi salata e quindi non più utilizzabile. D’altronde in Salento abbiamo bloccato il prelievo da alcuni pozzi perché il fenomeno è in aumento».
Per questo andrebbero anche risanate le reti.
«Anche qui stiamo lavorando e investendo nell’ammodernamento delle condutture. Ma dobbiamo essere chiari: l’acqua è ricchezza e si deve investire per incrementare le fonti d’approvvigionamento. Per questo stiamo rilanciando l’idea dell’acquedotto con l’Albania». Sarebbe un’idea troppo costosa.
«C’è già un acquedotto in costruzione che porterà l’acqua dolce della Turchia al Nord di Cipro. Si tratta di un percorso sottomarino, a 250 metri di profondità, che costerà 480 milioni di dollari. C’è una tecnologia che può essere replicata anche nel nostro caso. Perché la distanza è, ironia della sorte, di 80 chilometri. Proprio quella tra Puglia e Albania».
Nei mesi scorsi si è parlato di manovra politica con Emiliano per portare Di Cagno Abbrescia all’Aqp.
«Ho fatto il sindaco di Bari per due mandati e ho accettato questo incarico con lo stesso spirito di servizio. E poi se sono qui per parlare di progetti ambiziosi significa che quelle accuse non hanno alcun fondamento».
❞ La filosofia Stiamo investendo nell’ammodernamento delle condutture. L’acqua è ricchezza e si deve investire per incrementare le fonti d’approvvigionamento