Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Renzo Rubino: «Dalla, il mio riferiment­o»

Renzo Rubino parla di sé e delle sue passioni: dalla musica di Dalla al cinema

- di Monica Caradonna

«Sarò felice quando avrò scritto delle colonne sonore per il cinema. E magari il mio sogno sarebbe anche di vincere l’Oscar». Sorride, si toglie il cappello, gioca un po’ con il suo cane. È un fiume in piena Renzo Rubino. Non smette di raccontare, di raccontars­i, di fare dei salti temporali da quando ha iniziato a giocare con il pianoforte nella casa dei suoi nonni - sì proprio quelli che hanno ballato sul palco dell’Ariston - fino al concerto al tramonto nella Grotta della poesia in Salento. Ha compreso che la musica sarebbe stata la sua vita quando a sette anni ha visto il suo primo concerto. Di Lucio Dalla, ovviamente. Ma non ha fatto in tempo a incontrarl­o. «Secondo me dovrebbe conoscerti – gli aveva detto Iskra, storica corista di Lucio - perché potrebbe nascere qualcosa e tu potresti piacergli». Gli ha parlato soltanto per telefono e quella sera al Bravo Caffè a Bologna, dove Lucio sarebbe dovuto andare per ascoltare il giovane cantautore pugliese, quella sedia è rimasta inesorabil­mente vuota. Il maestro aveva finito la sua vita terrena poco prima, ma in quel club bolognese quel tavolo vuoto era quasi un transfer emotivo che ha consolidat­o ancor più quel legame tra Renzo, cuore e pianoforte, e il poeta malinconic­o di Piazza grande.

E stasera la magia si ripeterà a Martina Franca, nel chiostro del Carmine dove Renzo Rubino e Raffaele Casarano celebreran­no un omaggio con un riarrangia­mento tutto personale delle poesie fatte musica che sono ormai colonna sonora e l’eredità che ha lasciato il grande cantautore bolognese. «Io e te, pianoforte e sax, che ne dici? – gli ha chiesto pochi giorni fa Raffaele Casarano Raffa facciamo una prova? Ha rimbrottat­o lui - Renzo, è jazz, ha concluso l’ideatore del Locomotive jazz festival. Ed è proprio così: è jazz, è musica, è vita ma anche gioco, o un gioco che è diventato vita e non smette di mettere energia nella testa, nelle mani e nella voce di questo giovane musicista che ha incantato, tra gli altri, Fabio Fazio tanto da essere il protagonis­ta il sabato sera di Che Fuori Tempo Che Fa. «Ho suonato il pianoforte di Lucio a casa di Lucio – ricorda Renzo – e per me è stato come conoscerlo. Quel giorno si è chiuso il cerchio».

Nonostante proprio il festival di Sanremo gli abbia dato tanto, «forse anche troppo, era tutto sovradimen­sionato; mi sono sentito importante in un contesto di grandi», quest’anno alla kermesse, che per il secondo anno sarà diretta da un gigante della musica italiana come Claudio Baglioni, Renzo Rubino non parteciper­à. Per tre anni è tornato alle sue origini, alla ricerca di felicità e valori, nella campagna della Valle d’Itria a ritrovare il tempo giusto per scrivere storie da raccontare. Da qui è venuto fuori Il gelato dopo il mare, un album maturo. «Mi piace scrivere la verità, le cose che accadono per davvero e trasformar­e quello che succede in micro favole». E ora si appresta a scrivere la più grande favola della sua vita; «è gigantesca, tanto più grande di me» dice. È ancora tutto top secret, ma sta lavorando a un progetto immenso che sarà presentato la prossima estate e che potrà prendere forma tra la fine del 2019 e gli inizi del 2020. «Non sarà soltanto un disco, ma un progetto complesso, che avrà un regista, degli sceneggiat­ori, un costumista, uno scenografo, quindi molto di più di un semplice disco e che mi è stato proposto da un grande produttore. Mi fa paura – gli ho detto - ma facciamolo».

Sarà un concept, un album le cui tracce sono legate tra di loro, un disco che parte da una storia tratta da un libro di un autore italiano che Renzo casualment­e leggeva nei giorni in cui è stato agganciato, e che sarà l’ossatura di questo progetto. Come non affidarsi al caso? E intanto si prepara per febbraio quando inizierà il tour italiano in giro tra club e piccoli teatri del suo ultimo disco Il gelato dopo il mare.

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Renzo Rubino mentre suona il pianoforte di Lucio Dalla, nella casa bolognese del cantautore di «Piazza Grande». Il suo concerto di oggi a Martina Franca, in duo con Raffaele Casarano, è un raffinato omaggio a Lucio Dalla in chiave jazzistica: solo voce, sax e piano

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