Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Netflix dopo la Wertmuller Il ricatto al grande cinema una vergogna per Taranto
«Qui non si gira, pussa via». È accaduto a Taranto vecchia, via Cariati, la parte terminale del lungomare basso che costeggia mar Piccolo: alcuni commercianti hanno rovesciato i cassonetti della spazzatura, una barricata per impedire che si girassero le scene del film Six Underground, diretto da Michael Bay, con Ryan Reynolds.
Una grande produzione Netflix. Oltre mezz’ora di ostracismo, con tecnici, attori e comparse bloccati. Il motivo? Secondo i rivoltosi le riprese, che richiedono una circolazione stradale ridotta, avrebbero danneggiato le loro attività commerciali. Una “guerra” assurda di pochi che, guarda caso, “onestamente”, hanno chiesto soldi alla Netflix, una specie di rimborso.
Sul posto sono intervenute le forze dell’ordine che hanno ripristinato le condizioni per poter riprendere la lavorazione del film e hanno avviato, nello stesso
tempo, l’identificazione dei “ribelli” e la verifica della validità delle loro licenze commerciali.
Interdetta la vice sindaco Valentina Tilgher, sorpresi i tarantini amanti del cinema e non: l’assurda rivoluzione di una minoranza inqualificabile danneggia l’immagine di una città aperta solitamente a ogni forma di arte.
Ignoranza o vero tentativo di estorsione? Nell’anno di grazia 2018, certi comportamenti incivili non possono trovare spazio. Purtroppo, Taranto vecchia (una minoranza di Taranto vecchia) è recidiva: dieci anni fa, Lina Wertmuller, meridionale di Palazzo San Gervasio, che già aveva girato a Taranto Io speriamo che me la cavo, fu costretta a rinunciare alla stessa location per Mannaggia la miseria: le era stato chiesto un pizzo di cinquantamila euro. Corsi e ricorsi terribili. Non vi sembra sia tempo di smetterla? O accadrà che sarà Taranto ad innalzare una solida barricata contro di voi, tarantini non degni di essere tarantini.