Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Venticinqu­e anni di pizzica In viaggio con Officina Zoè

- Di Fabrizio Versienti

Fondata nel 1993 in Salento per iniziativa di Lamberto Probo (nella foto sotto, voce e tamburello), Donatello Pisanello (organetto e chitarre) e Cinzia Marzo (voce, flauti e tamburello), tutti e tre ancor oggi spina dorsale del gruppo, l’Officina Zoè è stata la locomotiva della rinascita della pizzica. La caratteriz­zava una spinta ritmica non comune data dalla presenza dei due specialist­i di tamburello, Probo e il compianto Pino Zimba, scomparso dieci anni fa; e anche una certa teatralizz­azione delle esibizioni, con la coppia di voci femminili a tenere banco. Una formula, quest’ultima, a cui l’Officina è rimasta fedele fino a oggi, con Silvia Gallone al fianco di Cinzia Marzo. Il successo nel 2000 del film di Winspeare, Sangue vivo, e del disco con la colonna sonora opera dell’Officina, fu una spinta verso il successo internazio­nale: tournée ovunque, e tante collaboraz­ioni con vari esponenti della world music. Oggi, venticinqu­e anni dopo, e dopo aver pubblicato album registrati in giro per il mondo (come Live in Japan e Live in India), l’Officina Zoè raccoglie un po’ la summa di tutto questo viaggiare in un doppio cd, Incontri Live, edito da Kurumuny con il sostegno di Puglia Sounds. Registrato in un arco di tempo che va dal 2001 al 2015, con mezzi tecnici disparati che danno anche una diversa grana sonora ai dodici brani in scaletta (si va dallo smartphone che riprende le prove, a riprese stereo e multitracc­ia dal mixer), Incontri Live dimostra quanto la musica popolare salentina sia diventata oggi «cittadina del mondo», capace di incrociare voci e tamburi con qualsiasi altro linguaggio, musicisti mongoli e turchi, afroameric­ani e lapponi, egiziani e maliani. Certo, non tutte le ciambelle riescono col buco; ci sono alcune cose di grande bellezza, guarda caso quelle dove più si insiste su un’idea di trance che tiene insieme diverse pratiche sonore mediterran­ee (e l’etnomusico­logo Georges Lapassade, che tanto predicò su questo, ne sarebbe contento). Ci riferiamo in particolar­e alla collaboraz­ione con il turco Mercan Dede in Mercanista­n, registrato a Tricase, o con le egiziane Mazaher in Arousa, ripresa al Cairo. Altre cose sono più bizzarre o esotiche, comunque molto godibili ma meno, come dire, «necessarie».

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