Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Colori con gli scarti (di carciofi e cipolle)
Una start up dell’Università di Salerno realizza originali pitture per la bioedilizia «Puntiamo a ridurre lo spreco, utilizzando materiale che sarebbe eliminato»
Colorare le pareti con ciò che resta del carciofo bianco di Pertosa, o con la cipolla ramata di Montoro, o con altri residui agroalimentari. Oggi sono una startup innovativa ma la loro ricerca è iniziata nei primi anni 2000, studiando le piante tintorie utilizzate per i tessuti. Da lì alla messa a punto di pitture per la bioedilizia a base di calce, latte e uova, colorate con piante spontanee o con scarti di coltivazioni tipiche del territorio campano, il passo è stato breve.
È la storia di «Naturalmente Colore», uno spin-off accademico del dipartimento di Farmacia dell’Università degli Studi di Salerno, attivo dal 2014 a Fisciano, nel settore della green economy e dell’economia circolare. «Il nostro obiettivo — racconta Enrica De Falco, agronoma e coordinatrice del progetto — è riuscire ad ottenere un nuovo prodotto grazie al recupero di materiale che altrimenti sarebbe eliminato. Parliamo di residui agroalimentari provenienti in particolar modo da aziende attive nel nostro territorio e impegnate a coltivare eccellenze. Puntiamo a ridurre lo spreco, rafforzando una filiera di residui di fatto a km zero». Dagli scarti del settore del tessile, a ciò che resta della scortecciatura dei pali di castagno, al mallo delle noci: da questi residui si ricavano coloranti utili per creare pitture ecologiche che non contengono sostanze nocive sia nella fase di produzione che di applicazione. «Utilizziamo — continua De Falco — solo scarti provenienti da realtà, selezionate da noi, che rispettano il territorio ed hanno un’elevata impronta ecologica». In quest’ottica sono stati recuperati due prodotti, presidii di Slow Food: le brattee del carciofo bianco di Pertosa, utilizzate per colorare gli interni del Museo del Suolo in collaborazione con la Fondazione Mida, e le tuniche esterne della cipolla ramata di Montoro, R utilizzate nei lavori di ristrutturazione del Museo vivente della Dieta Mediterranea di Pioppi.
«Spesso poi — spiega l’agronoma - sono le stesse imprese a recuperare gli scarti dei loro prodotti, come l’azienda Gaia Gb Agricola che per la pitturazione del proprio locale di ristorazione ha utilizzato i residui delle sue cipolle». A fare ricerca sugli scarti agroalimentari, che rappresentano circa il 40% di ciò che viene prodotto in un’intera filiera, dall’inizio alla fine, sono quattro ricercatori: oltre a De Falco, c’è Graziana Roscigno, laureata in tecniche erboristiche e farmacia, oltre a Gionatan Siano e Rocco D’Ascoli, esperti di bioedilizia.
«Siamo una realtà molto piccola, ma la ricerca va avanti da tempo. Siamo noi stessi a testare le piante e i vari scarti da riutilizzare per verificarne colore e resistenza. Per ora stiamo lavorando su pitture adatte solo agli interni, ma non essere grandi su questo ci aiuta. Spesso sono le stesse aziende a chiamarci per valutare nuove tipologie di residui da studiare: in questo caso, senza costi eccessivi, riusciamo a valutare la possibilità di inserire nuove piante o nuovi scarti senza troppi rischi». Oltre che per enti pubblici, Naturalmente lavora anche per privati e su specifiche richieste: per ora sono specializzati sulla ristrutturazione di interni, per gli esterni ci vorrà ancora del tempo. Altri progetti per il futuro? «Migliorare le nostre strategie di marketing, allargandoci anche altri settori e non solo a quello del tessile e delle pitture. Recentemente un’azienda che recupera carta, ci ha chiesto di realizzare un inchiostro naturale da utilizzare sui suoi prodotti. O ancora: vorremmo avvicinarci al mondo dei murales, che stanno diventando sempre più importanti soprattutto per dare nuovi volti ai paesi. Sarebbe bello riuscire a creare un murales naturale che duri nel tempo»
Progetti Vorremmo avvicinarci al mondo dei murales, sono sempre più importanti Sarebbe bello riuscire a crearne uno naturale che duri nel tempo