Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL MORALISMO ASSISTENZIALISTA
Èstato già notato, con la finezza di analisi che solo Twitter sa assicurare, che in attesa di uscire dall’euro il governo ci farà uscire da Unieuro. È infatti questa la condizione-capestro del famoso reddito di cittadinanza in arrivo. I soldi ricevuti dallo Stato non potranno essere usati per spese voluttuarie. Non ci si potrà comprare un telefonino o una tv, ad esempio, se no la card governativa non funzionerà. Tipo il bancomat, quando ti dice «disponibilità esaurita» e tu, dietro quelle due gelide parole, ci leggi un giudizio morale: hai esagerato, incosciente. Già, perché Luigi Di Maio parla di divieto di «spese immorali». Ma è davvero immorale che un disoccupato cronico voglia avere una tv senza il vecchio tubo catodico? O che sul cellulare pretenda addirittura di andare su google? Insomma, o con quel denaro ci compro il latte per i bambini o divento automaticamente un peccatore.
Per chiarezza: il fatto che lo Stato “assista” l’Italia meridionale non è assistenzialismo. Lo spiegava già Corrado Alvaro: «Rovinata, divenuta un terreno di sfruttamento dell’industria non locale, al livello di poco più che una colonia, si capisce che la sola speranza fu il pane dello Stato». E, per stare ai giorni nostri, Barbara Lezzi, collega di partito e di governo di Di Maio, intima: «Vogliamo il 34 per cento di risorse per il 34 per cento della popolazione. Oggi siamo a meno del 29 per cento». Il problema non è il reddito, ma la modalità tendenzialmente sovietica con cui si pensa di elargirlo. È il buffo destino di un percettore-tipo, che prima del reddito si poteva almeno fumare una sigaretta davanti al bar e oggi rischia di essere imputato di immoralità, aggravata da «aumento di rischiosità sanitaria». E che dire di una salsicciata in piazza davanti a un maxischermo con le partite di Sky o (ancora più grave) di Dazn? Siamo al reato di “bagordi in luogo pubblico”. «A noi cafoni ci hanno sempre chiamati - faceva dire Francesco De Gregori agli emigranti del Sud - ma qui ci trattano da signori, che quando piove si può star dentro ma col bel tempo veniamo fuori». Ora, attenti: fuori si potrà ancora stare, ma senza sigari, né tv, né la leggendaria birretta (dicesi “canadese”, e si impugna con l’allegria di chi già pensa alla successiva). Insomma, Corrado Alvaro resta Corrado Alvaro. Ma ci sono pure quei poveri emigranti di De Gregori, che confessavano «ci sembra quasi che il ghiaccio che abbiamo nel cuore piano piano si vada a squagliare, in mezzo al fumo di questo vapore, di questa vacanza in alto mare». A costoro non puoi dire che la loro vacanza in terza classe (per di più sul Titanic) è immorale.