Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
L’anno nerissimo dell’olio Produzione calata del 58%
La denuncia di Coldiretti: «Ci sono perdite per oltre un miliardo»
La produzione di olio extravergine pugliese calerà del 58% portando le imprese agricole sull’orlo del collasso. La stagione, come prospettato dalla Coldiretti Puglia, dovrebbe chiudersi con un crollo per colpa di maltempo e Xylella. Le perdite sarebbero pari a un miliardo.
È tempo di raccolta e dopo i timori arrivano i primi dati: la produzione di olio extravergine pugliese calerà del 58% portando le imprese agricole sull’orlo del collasso. La stagione, come prospettato dalla Coldiretti Puglia, dovrebbe chiudersi con 87 mila tonnellate di olive a fronte delle 205 mila tonnellate del 2017 e un crollo del fatturato pari a oltre un miliardo. I motivi? Non solo maltempo, con le terribili gelate di gennaio, febbraio e marzo scorsi. Nella lunga lista di fattori che hanno mandato il tilt i raccolti c’è anche la Xylella. «Siamo fortemente preoccupati — afferma Gianni Cantele, presidente di Coldiretti Puglia — per la brusca diminuzione di olio extravergine pugliese. Questo andamento, oltre a penalizzare le imprese agricole, potrebbe far crescere ancora le importazioni di olio dall’estero. Se si vuole acquistare un “vero” extravergine made in Italy bisogna fare attenzione ai prodotti venduti a meno di 6-7 euro al litro. È la soglia minima, quella che è in linea con i soli costi di produzione. I tre elementi da tenere sempre d’occhio sono prezzo, anno di
Gianni Cantele Siamo preoccupati per mercato e produttori Attenti all’olio che costa meno di 6-7 euro
produzione e scadenza».
Il crollo del raccolto, che ha interessato particolarmente le zone più fredde della Bat, preoccupa per la tenuta dei conti aziendali. «La gelata — chiarisce Savino Muraglia, produttore dell’omonimo frantoio di Andria — ha sostanzialmente compromesso l’annata. Mediamente calcoliamo una diminuzione del 60-70 per cento della produzione. Cosa fare? Vorremmo far capire che l’impresa agricola è sottoposta ad andamenti devastanti: per una stagione fruttuosa ce ne sono altre che praticamente ti mettono in ginocchio. Anche per questo il sistema della distribuzione deve considerare le esigenze di chi lavora sulla qualità». Per la molitura del 2018 difficilmente si potranno concludere grandi affari: diluire i costi di produzione con un raccolto così contenuto porta a prezzi di vendita difficilmente sostenibili.
«Se dovessimo andare sugli scaffali con il recupero integrale di tutte le spese sostenute — conclude Muraglia — certamente non saremmo capiti dal consumatore. Sarà una stagione difficile, ma lancio un appello: i produttori di qualità chiedono che si controllino i prodotti importati perché ci sono tanti casi in cui l’olio estero viene “trasformato” sulle carte in olio made in Italy».
«Nel primo trimestre dell’anno in corso — denuncia Angelo Corsetti, direttore di Coldiretti Puglia — in regione è stato importato olio extravergine da Grecia e Tunisia per 43,3 milioni di euro. Serve una stretta sui controlli perché sia accertato il pieno rispetto della legge Mongiello. Tale normativa impone la tracciabilità in etichetta dell’olio extravergine di oliva e di accelerare il percorso del disegno di legge sui reati agroalimentari, elaborato dalla commissione presieduta da Gian Carlo Caselli, magistrato e presidente del comitato scientifico dell’osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura».
Infine, c’è da mettere in evidenza la carenza di produzione che emerge dal Salento. La Xylella ha assunto una dimensione strutturale con l’area infetta che è giunta sino a Ostuni e Ceglie Messapica. Ad agosto scorso la zona cuscinetto è arrivata alle porte di Castellana Grotte per proseguire fino a Palagiano. L’epidemia continua a presentare il conto dopo anni di balletti sui mancati tagli delle piante. «Per esperti, scienziati e ricercatori, la Xylella è un problema complesso ma affrontabile — afferma Giuseppe L’Abbate, deputato M5S della Commissione Agricoltura e relatore della Indagine Conoscitiva sull’emergenza — perché seppur non vi sia ancora alcuna cura al mondo si possono attuare quelle buone pratiche agronomiche e quelle procedure fitosanitarie per bloccarne l’avanzata. Poi, confidando negli sviluppi degli studi sperimentali in corso, possiamo augurarci una futura convivenza nella zona infetta, con il relativo rilancio delle produzioni olivicole o delle altre piante potenzialmente vittime del batterio come il ciliegio o il mandorlo».
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Giuseppe L’Abbate Il batterio non si può sconfiggere ma va contrastato con le soluzioni tempestive
I numeri L’annata dovrebbe chiudersi a 87 mila tonnellate di olive Nel 2017 erano 205 mila
La contraffazione Con quantità minori si rischia di favorire l’import d’olio scadente Necessari i controlli