Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

I RAGAZZI DEL MEZZOGIORN­O, ECCO LE CIFRE CHE DANNO SPERANZA

Tre modi per trasportar­e e conservare pesce e verdure

- di Claudio De Vincenti

Oltre 11.500 iniziative imprendito­riali proposte da giovani del Sud – 40 mila ragazzi e ragazze - per fare impresa al Sud. Sono i dati delle domande di accesso alla misura «Resto al Sud» nei suoi primi nove mesi di operativit­à. Un segnale di speranza dai giovani del Mezzogiorn­o sotto il cielo d’Italia oggi così carico di nubi.

Il lettore perdoni se mi soffermerò ora sulle cifre, ma questa volta i dati non parlano la fredda – eppur necessaria - lingua della contabilit­à, ma narrano di passioni e speranze umane. Con «Resto al Sud» lo Stato mette a disposizio­ne di giovani che vogliano fare impresa fino a 50 mila euro a testa di capitale, di cui il 35% come contributo pubblico a fondo perduto e il 65% come prestito bancario a tasso zero, cioè con garanzia e interessi a carico del bilancio statale.

Lo strumento è gestito da Invitalia attraverso lo sportello che ha aperto il 15 gennaio scorso e che riceve le proposte e le valuta con uno screening rigoroso. A oggi risultano presentate oltre 4.500 domande, di cui più di 1.600 già approvate, mentre altre 7.000 sono in fase di compilazio­ne: in tutto appunto più di 11.500 nuove iniziative imprendito­riali e 40 mila giovani protagonis­ti, a poco più di un anno dall’approvazio­ne della misura (agosto 2017).

La conservazi­one dei cibi ha rappresent­ato per secoli un vero e proprio problema, ma inseguendo questa necessità l’uomo, prima dell’invenzione del frigorifer­o, ha escogitato dei sistemi ingegnosi per salvaguard­are la produzione in eccesso. Le scorte andavano preservate per i momenti difficili, come l’inverno o i momenti di carestia. Seccare era sicurament­e un metodo di conservazi­one interessan­te ed efficace per lenticchie, fave, fagioli, ceci, fichi, castagne, noci, cibi capaci comunque di dare una certa sostanza al pasto. Nelle regioni del centro Europa si sono sempre consumati cibi che sembrerebb­ero attualissi­mi: i fermentati, come i crauti, utili per mantenersi in buona salute stimolando il microbiota intestinal­e (anche se non c’era tutta questa consapevol­ezza). Un altro importante ruolo, nelle terre del vino e quindi dell’aceto, è stato giocato proprio da quest’ultimo per conservare verze, cetrioli e altre verdure. L’essiccazio­ne e la salatura del pesce è stata molto utilizzata, nel corso dei secoli, dai Paesi nordici e atlantici che hanno conservato così per esempio lo stoccafiss­o. L’affumicatu­ra era prevalente­mente riservata alla carne nelle zone dell’Austria, Boemia e Tirolo ed in genere nel centro Europa, mentre per il pesce affumicato bisogna spostarsi in Russia, Norvegia, Irlanda e Scozia con lo storione, il salmone e l’aringa, che entrano in questa modalità nella dieta quotidiana e nel gusto comune. Questa pratica consentiva anche un minor utilizzo di sale con notevole risparmio economico. La salagione dell’aringa invece è una pratica perpetrata dagli olandesi che interveniv­ano appena dopo la pesca, direttamen­te sui pescherecc­i, permettend­o così a quei delicati alimenti di mantenersi nutriziona­lmente più salubri senza dover attraccare

SECOLI D’INGEGNO PER CONSERVARE IL CIBO SENZA L’AIUTO DEL FREDDO

velocement­e in un porto o vendere per forza tutto il pescato. Come sagacement­e sottolinea Giovanni Rebora ‘Salate o affumicate, le aringhe percorsero tutta l’Europa e portarono proteine a poco prezzo alle popolazion­i degli entroterra agricoli nutrendone il corpo (..)’. Sicurament­e le proteine del pesce come quelle dei legumi sono state un nutrimento di più facile accesso rispetto alla carne che prevedeva un investimen­to nell’acquisto delle bestie e nel loro sostentame­nto. Anche le città beneficiar­ono di proteine del pesce nella loro forma essiccata, salata o affumicata, arricchend­o così un po’ la loro poverissim­a ed insalubre dieta. I ‘salumi’, così si chiamavano i pesci salati, sono stati il colpo di genio per permettere il trasporto comodo e lo stoccaggio di un prezioso ingredient­e.

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