Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Il Glaucoma, ladro silenzioso della vista
È la prima causa di cecità irreversibile nel mondo: colpisce 55 milioni di persone. E nella maggior parte dei casi progredisce senza alcun sintomo
Èla prima causa di cecità irreversibile nel mondo, con 55 milioni di casi stimati e le previsioni, per i prossimi anni, sono in aumento. Il glaucoma è una malattia oculare dovuta ad un aumento della pressione all'interno dell'occhio, in grado non soltanto di “rubare” la vista, ma di farlo anche silenziosamente. Nella maggior parte dei casi, infatti, si tratta di una patologia senza sintomi, che induce ad intervenire quando i danni al nervo ottico sono già rilevanti ed è ormai troppo tardi per le cure. In Italia, si contano un milione di casi. «La cecità legata al glaucoma si può quasi sempre prevenire, purché la malattia sia diagnosticata e curata tempestivamente» dice il dottor Domenico Porfido, specialista in oculistica, dello Studio “L’Abbate” a Conversano. L'attuale definizione di glaucoma è di Neuropatia Ottica Glaucomatosa (NOG). La NOG è caratterizzata da un insieme di lesioni progressive e irreversibili, che inducono alterazioni della morfologia della papilla ottica e dello strato delle fibre nervose, determinando alterazioni della funzio- nalità visiva, in primis la riduzione della sensibilità luminosa retinica, che causa tipiche anomalie del campo visivo. La lesione del nervo ottico si traduce in una progressiva alterazione del campo visivo, il quale tende progressivamente a restringersi fino alla sua completa scomparsa. «Da questo capiamo riprende il dottor Porfido - quanto sia importante sottoporsi a visite periodiche di controllo a scopo preventivo, soprattutto dopo aver superato i 40 anni di età, anche se non ci sono sintomi». Esistono alcuni fattori di rischio che possono aumentare la probabilità di sviluppare la malattia, come l’età avanzata, eventuali traumi oculari, la predisposizione ereditaria (alcune forme di glaucoma sono più frequenti tra consanguinei e chi ha un parente di primo grado affetto dalla malattia corre un rischio da 4 a 10 volte maggiore ), il diabete, l’ipotensione sistemica, i fattori vascolari, la prolungata terapia con farmaci cortisonici, la miopia, elevati livelli di ipermetropia e uno spessore corneale centrale ridotto. «Tra i fattori di rischio per lo sviluppo e la progressione del glaucoma - dice il dottor Porfido - l’ipertensione oculare è il più importante nel determinare danni a carico delle fibre del nervo ottico, frutto di una compressione della testa del nervo e dei vasi deputati alla sua irrorazione, che causa escavazione e atrofia della papilla». Una corretta valutazione del paziente e dei fattori di rischio permette di diagnosticare precocemente il glaucoma e di impostare una strategia terapeutica efficace e personalizzata, evitando così la progressione "asintomatica" della malattia. «La maggior parte delle terapie del glaucoma - riprende lo specialista dello studio L’Abbate - mira ad una riduzione della pressione oculare per raggiungere la “Target IOP” che può essere definita come il livello di pressione intraoculare necessario a prevenire, per ogni paziente, il danno glaucomatoso della testa del nervo ottico e del campo visivo e impedire la progressione del deficit strutturale o funzionale esistente. I criteri che ci aiutano a scegliere la “Target IOP” - continua il dottor Porfido - sono la morfologia della testa del nervo ottico, la stabilità del campo visivo e le condizioni generali del paziente».
La terapia può essere farmacologica, mediante l’instillazione di appositi colliri da assumere a vita; parachirurgica (intervento Laser-Irido tomiaYaglas ero Tra be culopl asti caSLT) oppure chirurgica, che consiste in unat ra beculec tomia( letteralmente :" taglio del trabecolato", che è il canale di fuoriuscita dell'umor acqueo). «La terapia con colliri - dice il dottor Porfido - è la più diffusa, anche se spesso presenta effetti indesiderati come arrossamento, bruciore, sensazione di corpo estraneo, aumento della pigmentazione della cute perioculare e dell’iride, prurito e, in alcuni casi, può interferire con l'attività cardio-respiratoria, per cui è indispensabile far conoscere al medico oculista i problemi personali di salute e le eventuali altre terapie in corso». Nel frattempo, si sta diffondendo l’utilizzo del Laser, spesso anche sostituendosi alla terapia medica. Grazie alla ricerca scientifica, oggi gli oculisti dispongono della Tra be culo plastica Laser Selettiva (SLT), un laser selettivo ripetibile di facile utilizzo e indolore, in grado di evitare danni tissutali all’organo visivo, che si può usare sia come terapia di prima linea, sia in sostituzione o in associazione di una terapia con colliri. Quando la terapia medica non riesce a tenere sufficientemente bassa la pressione, oppure quando non viene seguita nel modo corretto entra in campo l’approccio chirurgico. E oggi, oltre alle tecniche tradizionali, esistono anche tecniche mininvasive. «L’ultima novità in questo campo - spiega il dottor Porfido - è il Gel Stent, una cannula in collagene, larga un capello, che viene inserita nell’occhio attraverso una microscopica incisione. Questo dispositivo - prosegue lo specialista - crea un canale che permette all’umore acqueo, il liquido che si trova all’interno dell’occhio, di defluire all’esterno e spalmarsi sotto la congiuntiva, abbassando la pressione in modo meccanico e, spesso, permettendo di interrompere la terapia con i colliri». Si tratta di un intervento di circa 15-20 minuti che viene eseguito in day surgery, previa anestesia locale che permette la dimissione del paziente già dalle prime ore successive all’intervento chirurgico. Ma le aree del campo visivo perse a causa dei danni provocati al nervo ottico non possono essere recuperate con nessuna delle tre terapie. La terapia ha funzione esclusivamente conservativa o preventiva nei confronti di un ulteriore danno della visione ed evitare la cecità. Ecco perché è importante la diagnosi precoce.
In assenza di sintomi, si rischia di intervenire quando è ormai troppo tardi per le cure
L’esperto raccomanda visite periodiche di controllo a scopo preventivo, soprattutto dopo i 40 anni
«Cara signora, sono d’accordo con lei nel voler stare lontana dai medici finché possibile, ma se nel passato ha già avuto una polmonite e ha questi sintomi, per questa volta farei un’eccezione. Prima di tutto deve recarsi dal suo medico, che la visiterà e, in base alle risultanze dell’esame obiettivo, deciderà se darle una terapia o eseguire accertamenti strumentali. Potrebbe prescriverle di fare una radiografia e/o di fare una visita specialistica pneumologica. Per poter fare la radiografia del torace, ci deve essere un preciso quesito diagnostico, risultante dalla visita. Esiste anche la possibilità, visto che lei è recidiva, che il medico le possa prescrivere una TC torace, se i riscontri clinici ne indicassero l’utilità. In ogni caso, la raccomandazione è di recarsi prima di tutto dal suo medico, che la guiderà».