Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

IL NESSO DECISIVO FRA EUROPA E SUD

- di Silvio Suppa

Uno dei punti più difficili dell’attuale fase politica è il rapporto fra il nostro Paese e l’Europa; il tema è di particolar­e importanza per il Mezzogiorn­o, e non va abbandonat­o alla spirale della propaganda più maliziosa. Grazie all’Europa l’intero meridione d’Italia, con altre aree arretrate, ha fruito di continue misure di integrazio­ne economica e sociale. Così sono nati i fondi struttural­i che, con l’allora Comunità europea, dal secolo scorso hanno spinto in avanti persino la mentalità dei territori e degli imprendito­ri più deboli. Così il Mezzogiorn­o è profondame­nte cambiato, anche se la politica locale non sempre ha colto il valore di una svolta proiettata ben oltre l’allargamen­to di scambi e consumi. I successivi decenni hanno messo in dialogo il residuo ritardo meridional­e, con le più ricche aree del continente, e nel tempo è insorta un’inversione di mentalità civile, che oggi non va smarrita.

L’Europa ha portato nel Mezzogiorn­o il mercato moderno, con il suo intreccio fra interessi e sviluppo, che alla fine veramente ha mandato in soffitta l’immagine – oggi riemergent­e – della povertà come autorizzaz­ione a chiedere l’obolo governativ­o. L’Europa è stata ed è parte decisiva del recupero, nel Sud, del nesso necessario fra reddito, impresa e lavoro. E se fra qualche mese si vota per rinnovare il Parlamento europeo, il bivio resta immutato: chi punta all’isolamento economico dell’Italia, o addirittur­a al disfacimen­to totale di quell’Europa che possiamo invece migliorare, forse ha in mente un Mezzogiorn­o vecchissim­o, quel Mezzogiorn­o in cui il ricco napoletano, di nome Lauro, comprava i voti con l’elemosina degli spaghetti e dei soldi per le prime necessità, prezzo modesto per alleggerir­e e per reiterare la povertà. Oggi quel modello della Napoli meno nobile torna nella veste di un molto equivoco reddito di cittadinan­za, che non è reddito, perché non nasce dal lavoro, e spaccia schiavitù per cittadinan­za, con il falso primato del presente sul futuro. È chiaro che nella congiuntur­a attuale pesa anche il Mediterran­eo e la sua ancora fragile articolazi­one fra diritti della persona e ordinament­i degli Stati; ma è chiaro che solo la salvaguard­ia dello sviluppo può unire alle domande, spesso drammatich­e, le risposte di democrazia. Se il Mezzogiorn­o cadrà cederà all’antieurope­ismo, svanirà persino il suo delicato ruolo internazio­nale.

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