Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
IL NESSO DECISIVO FRA EUROPA E SUD
Uno dei punti più difficili dell’attuale fase politica è il rapporto fra il nostro Paese e l’Europa; il tema è di particolare importanza per il Mezzogiorno, e non va abbandonato alla spirale della propaganda più maliziosa. Grazie all’Europa l’intero meridione d’Italia, con altre aree arretrate, ha fruito di continue misure di integrazione economica e sociale. Così sono nati i fondi strutturali che, con l’allora Comunità europea, dal secolo scorso hanno spinto in avanti persino la mentalità dei territori e degli imprenditori più deboli. Così il Mezzogiorno è profondamente cambiato, anche se la politica locale non sempre ha colto il valore di una svolta proiettata ben oltre l’allargamento di scambi e consumi. I successivi decenni hanno messo in dialogo il residuo ritardo meridionale, con le più ricche aree del continente, e nel tempo è insorta un’inversione di mentalità civile, che oggi non va smarrita.
L’Europa ha portato nel Mezzogiorno il mercato moderno, con il suo intreccio fra interessi e sviluppo, che alla fine veramente ha mandato in soffitta l’immagine – oggi riemergente – della povertà come autorizzazione a chiedere l’obolo governativo. L’Europa è stata ed è parte decisiva del recupero, nel Sud, del nesso necessario fra reddito, impresa e lavoro. E se fra qualche mese si vota per rinnovare il Parlamento europeo, il bivio resta immutato: chi punta all’isolamento economico dell’Italia, o addirittura al disfacimento totale di quell’Europa che possiamo invece migliorare, forse ha in mente un Mezzogiorno vecchissimo, quel Mezzogiorno in cui il ricco napoletano, di nome Lauro, comprava i voti con l’elemosina degli spaghetti e dei soldi per le prime necessità, prezzo modesto per alleggerire e per reiterare la povertà. Oggi quel modello della Napoli meno nobile torna nella veste di un molto equivoco reddito di cittadinanza, che non è reddito, perché non nasce dal lavoro, e spaccia schiavitù per cittadinanza, con il falso primato del presente sul futuro. È chiaro che nella congiuntura attuale pesa anche il Mediterraneo e la sua ancora fragile articolazione fra diritti della persona e ordinamenti degli Stati; ma è chiaro che solo la salvaguardia dello sviluppo può unire alle domande, spesso drammatiche, le risposte di democrazia. Se il Mezzogiorno cadrà cederà all’antieuropeismo, svanirà persino il suo delicato ruolo internazionale.