Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Lezioni di economia da domani al Petruzzelli
È il tema delle «Lezioni di economia» del Corriere, domani e sabato nel foyer del Petruzzelli
Chi ha ragione per quanto riguarda il futuro dell’intelligenza artificiale? Stephen Hawking o l’Estonia? Per il grande scienziato britannico, scomparso recentemente, bisogna andarci molto cauti perché essa «potrebbe sviluppare, in futuro, una volontà propria, che potrebbe addirittura essere in conflitto con la nostra».
E’ l’incubo degli umani magistralmente fissato nella memoria dal comportamento di Hal 9000, il super computer di bordo dell’astronave Discovery One, in viaggio verso Giove, protagonista indimenticabile del film di Stanley Kubrick, 2001: Odissea nello spazio. Ricordiamo tutti come Hal si ribelli alla decisione del comandante David Bowman di disattivarlo dopo che ha fatto un errore, si impadronisca della nave e uccida l’intero equipaggio prima di essere a sua volta «terminato» dallo stesso comandante riuscito a sfuggire a una delle sue trappole. Eravamo nel 1969, l’uomo aveva messo un piede sulla Luna e l’immaginazione disegnava gli anni Duemila come i tempi della conquista dello spazio. Non siamo andati oltre la Luna, ma non possiamo dire che l’umanità non abbia fatto i passi da giganti che aveva profetizzato Neil Armstrong nel poggiare il piede sul nostro satellite. E cinquant’anni dopo ha vinto Hal: le intelligenze artificiali condizionano la nostra vita sebbene ci si interroghi permanentemente
sulla loro benevolenza. Oggi per esempio troviamo normale avviare un dispositivo con il comando vocale e che dei risultati ci vengano letti ad alta voce quando non possiamo concentrarci sul display. E mica ci sorprendiamo quando una ricerca online anticipa la
nostra domanda prima ancora di averla scritta completamente.
Così non temono le paure di Hawking i cittadini dell’Estonia, il Paese europeo più digitalizzato di tutti, dove il 96,3% delle dichiarazioni dei redditi è effettuato in modo elettronimaggiori
co e la carta di identità serve anche da patente, carta di credito, tessera sanitaria, abbonamento ferroviario e altro ancora. Per gli estoni l’intelligenza artificiale è cosa buona e giusta, nessuna paura. Linea condivisa da un altro scienziato, Oliver Shabenberger, uno dei
esperti nel campo dell’intelligenza artificiale. Anche lui invita a dormire sonni tranquilli, nessun Hal potrà prendere il controllo delle nostre vite e imporci qualcosa. «Questi sistemi apprendono dai dati e dai dati soltanto – ha spiegato recentemente ai giornalisti -. Non sono realmente intelligenti, almeno sulla base della concezione umana di intelligenza. Non hanno creatività, innovazione, consapevolezza di se. Non stiamo costruendo macchine che pensano come esseri umani, stiamo costruendo software che ci aiutino a svolgere compiti specifici e ben definiti. Questi algoritmi non si ribelleranno e non conquisteranno il mondo per il semplice fatto che non sono in grado di farlo».
E che gli umani del XXI secolo debbano percorrere questa strada, nonostante i dubbi, le incertezze e le preoccupazioni, l’Europa come istituzione ne è convinta tanto che è stato approvato dalla Commissione un patto per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale che punta a recuperare il ritardo con Usa, Cina e Giappone, i Paesi che più degli altri stanno investendo nel settore. Un investimento da un miliardo di euro che si andranno ad aggiungere agli stanziamenti nazionali. Da destinare soprattutto alla creazione di posti di lavoro specializzati. Perché è vero che l’automazione brucerà tanti posti di lavoro, ma altri ne saranno creati. Sebbene non subito. A oggi per esempio, secondo la Commissione, ci sarebbero 350 mila posti a disposizione, ma il timore è che restino vacanti per mancanza di competenze specifiche. In Italia, come ha recentemente spiegato Enrico Cereda, presidente e amministratore delegato di Ibm, «ci sono 150 mila posti vacanti per mancanza di competenze adeguate. Colpa dell’istruzione. La Germania sforna 800 mila diplomati all’anno in discipline tecniche, mentre in Italia ci fermiamo a 9 mila. Un confronto impietoso che descrive lo stato dell’arte del nostro Paese».
Di questo vogliamo parlare alla seconda edizione delle «Lezioni di economia» organizzate dal Corriere del Mezzogiorno e dalla Fondazione Corriere della Sera il cui titolo è volutamente inquietante: «I robot uccideranno gli umani?». Appuntamento domani e sabato al foyer del teatro Petruzzelli, a partire dalle ore 10. Nostri ospiti: Eugenio Di Sciascio, Alessandro Laterza, Massimo De Vittorio, Domenico Favuzzi, Maurizio Landini e Salvatore Rossi.
I pessimisti
C’è chi la pensa come Stephen Hawking: il pericolo è che il gioco ci sfugga di mano
Gli ottimisti
I cittadini dell’Estonia, invece, non hanno paure: il loro Paese è il più digitalizzato di tutti