Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

NEL VICOLO CIECO DEI CINQUE STELLE

- Di Michele Cozzi

Prima l’accordo sull’Ilva, ora la querelle infinita sul gasdotto. La Puglia è il primo banco di prova del consenso elettorale del governo. Sul siderurgic­o la storia si è chiusa con un’intesa approvata dai lavoratori, nonostante Beppe Grillo avesse proposto di trasformar­e il sito industrial­e in un parco tecnologic­o. Sulla Tap, invece, i populisti al governo rischiano di farsi male. Perché il filone grillino aveva promesso lo stop al progetto con la voce di tutto il cerchio magico. Una promessa fondata sul nulla. Il M5S su quell’impegno ha preso una barca di voti, e ora non sa proprio come uscirne.

Il rapporto con i no Tap scricchiol­a. I grillini pugliesi chiedono aiuto alla magistratu­ra e i cittadini di Melendugno e dei Comuni vicini temono di essere stati buggerati anche dagli ultimi “salvatori”. La ministra Barbara Lezzi, salentina, nel salotto tv di “Porta a Porta” ha ricordato che l’eventuale stop avrebbe «un costo troppo alto che dovremmo far pagare al Paese». Si parla di penali tra 20 e 40 miliardi. E ha finito con l’appellarsi all’azione di controllo del ministero dell’Ambiente. La decisione assunta ieri di rinviare il game over, in attesa della ricognizio­ne del ministero, significa che non tutti i tasselli sono al punto giusto e che, forse, i soggetti in campo cercano almeno di salvare la faccia. La partita, quindi, ha anche un valore politico. E il rischio è che si svolga sulla pelle della Puglia e dei pugliesi. La Lega di Matteo Salvini aveva fatto intendere da tempo che la Tap è strategica per il Paese. E non sembra curarsi troppo dell’angoscia grillina. Il M5S rischia anche di essere scavalcato dal presidente Michele Emiliano. Che in un’intervista al Fatto ha riproposto il cambiament­o dell’approdo, con un decreto del governo, in un sito a Sud di Brindisi. Il presidente pugliese persegue e propone questa linea di tempo. E su questo si e scontrato con il vertice del Pd. A maggiore ragione non intende fare sconti ai grillini, con i quali vive un amore non corrispost­o. Così, il più grillino dei non grillini entra in rotta di collisione con i pentastell­ati.

I nodi, comunque, alla lunga vengono al pettine. È il destino dei populisti che coltivano il sogno di Dostoevski­j (Memorie dal sottosuolo): «Dio mio, ma che me ne importa delle leggi della natura e dell’aritmetica, quando per qualche motivo quelle leggi e il due per due quattro non mi piacciono?». Con il muro di pietra, con il principio di realtà, prima o poi, occorrerà fare i conti.

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