Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
Segnali di speranza Il muro dell’omertà comincia a cedere
Chi non conosce quelle campagne, non immagina quanti occhi ed orecchie le abitano. Le attività vivono attraverso persone che vedono, sentono, quasi mai parlano.
A sera, rientrati in paese, le stradine si riempiono di voci che volano senza fermarsi. Tutti sanno tutto di tutti, ma nessuno parla con nessuno. L’omertà garganica è perfino più aspra di quella siciliana, simile forse a quella calabrese a cui l’avvicina anche una pratica ancora di tipo tribale nei regolamenti di conti delle famiglie mafiose. Ma qui vengono condite da un sapore antico di ferocia primitiva, di vendette consumate in silenzio, di avvertimenti che non hanno bisogno di parole. Riuscire a scalfire questo muro a secco, duro, resistente ad ogni bufera come l’omertà garganica è certamente un successo di magistrati e forze dell’ordine che va sostenuto e potremmo dire pubblicizzato. A quelle orecchie che non sentono e a quegli occhi che non vedono va raccontato che si può denunciare, e va dimostrato che si può farlo in sicurezza e senza conseguenze. Guai se ci fossero fughe di notizie, sulle fonti va calata una blindatura più forte di quella stessa feroce omertà. Soprattutto ci deve essere la consapevolezza che possa trattarsi di un episodio isolato, che non ci si può affidare esclusivamente ad un testimone o a d un pentito. La presenza sul territorio dello Stato va rafforzata ancora di più. I mezzi e gli uomini che i ministri continuano a promettere senza soluzione di continuità devono diventare parte del paesaggio urbano e rurale, chi cammina per quelle strade devono vederli, sentirli. Che viva in una masseria, a guardia di un gregge, che lavori in un ristorante o abbia una bottega, chiunque possa sapere e riferirle deve sentirsi al sicuro. Questa mafia riesce a controllare il mercato degli schiavi, a organizzare mini rivolte contro pattuglie di polizia. Il frutto raccolto oggi dagli investigatori deve trasformarsi nel seme di una intera comunità.