Corriere del Mezzogiorno (Puglia)
«Io, vedova di un’innocente, dico a quell’uomo di parlare»
«Vorrei dire a questo uomo per una volta di mostrare un poco di dignità e umanità, e dire cosa è successo la mattina del 9 agosto del 2017». Arcangela Luciani - moglie di Luigi e cognata di Aurelio, i due agricoltori di San Marco in Lamis barbaramente uccisi due estati fa - si è rivolta direttamente a Giovanni Caterino, il manfredoniano arrestato dai carabinieri perché ritenuto uno dei componenti del commando che agì uccidendo quattro persone, tra cui i due testimoni involontari. La signora Luciani, insegnante nell’istituto magistrale Maria Immacolata di San Giovanni Rotondo, da quel tragico giorno in cui un kalashnikov e un fucile da caccia le hanno tolto il marito e il cognato, non ha mai chiesto vendetta. Ma solo giustizia e verità. E lo ha fatto, nuovamente, ieri. «Vorrei dire a quell’uomo – ha continuato - che non è più tempo di tacere, vorrei dirgli anche che, Luigi e Aurelio, erano due ragazzi eccezionali nella loro semplicità». Anche la notizia dell’arresto non è stata accolta da clamore ma il pensiero è andato nuovamente al suo Luigi. Una notizia che in lei deve aver risvegliato un dolore immenso. «Ho iniziato a tremare – racconta con la consueta pacatezza - e ho pensato a tante cose. Ma soprattutto a mio marito ed a come poteva essere oggi averlo qui accanto a me». Poi il pensiero torna nuovamente all’arrestato. Con il quale vorrebbe parlare «perché – continua Arcangela Luciani - vorrei raccontargli la nostra storia. La storia di una famiglia semplice. Stroncata da un dolore in cui sono coinvolti anche i bambini e in una situazione che diventa ancora più disumana». Carlo Magno che, ad ottobre del 2017 si era costituito in Olanda confessando l’omicidio di Saverio Tucci avvenuto ad Amsterdam. Fece ritrovare il cadavere dell’uomo nascosto in una valigia. Magno ha poi deciso di collaborare con la giustizia e, nel corso dei numerosi interrogatori, ha rivelato che Tucci gli aveva svelato di aver fatto parte del commando che aveva ucciso il boss Romito, il cognato e i due agricoltori innocenti.
Le vedove di questi ultimi «hanno appreso con grandissima commozione la notizia dell’arresto di uno dei presunti responsabili dell’uccisione dei loro mariti» ha detto il procuratore di Bari, Giuseppe Volpe, il quale ha sottolineato che i due arresti «sono solo il primo risultato. Le indagini sono ancora in corso».
«Finalmente una rottura nel muro di omertà che da sempre contraddistingue quel territorio sta dando inizio ad un nuovo corso nella lotta alla criminalità organizzata della provincia di Foggia, in questa come in altre indagini — ha detto il procuratore aggiunto che coordina la Dda, Francesco Giannella — si è aperta una piccola frattura che costituisce una assoluta novità».