Corriere del Mezzogiorno (Puglia)

Dell’Erba: «Per i clienti non ci sono differenze»

Ecco come il presidente di Federcasse spiega la riforma «L’obiettivo è creare valore nell’insieme della catena»

- Laura Cocozza

Federcasse l’organismo politico associativ­o del sistema cooperativ­o, presieduto da Augusto dell’Erba, ha accolto con favore l’approvazio­ne definitiva delle modifiche alla legge 49/2016 di riforma del Credito Cooperativ­o contenute in alcuni commi nell’articolo 11 del cosiddetto «Decreto Milleproro­ghe» del 25 luglio

Per tutti si tratta di una esperienza nuova, vedremo come va

scorso, convertito in legge dal Senato il successivo 12 settembre.

Presidente dell’Erba, siete soddisfatt­i del nuovo impianto normativo?

«Lo siamo nella misura in cui il nuovo provvedime­nto accoglie alcune delle indicazion­i che erano state formulate già nel 2016 da Federcasse e Confcooper­ative, che vanno nella direzione di mettere insieme la garanzia complessiv­a del patrimonio ma mantenendo le autonomie territoria­li, senza le quali il modello cooperativ­o si sarebbe estinto. Ora possiamo discutere di come queste autonomie saranno e di come potranno evolvere. Abbiamo corso il rischio di non parlarne proprio. Per tutti è un’esperienza

nuova, poi dovremo vedere nell’operativit­à. L’importante ora è procedere spediti verso la piena attuazione della riforma»

Alcuni si chiedono come è possibile conciliare una Spa capogruppo con il modello mutualisti­co delle singole Bcc.

«Per legge la capogruppo deve essere una Spa, ovvero una impresa, e quindi tendere al lucro. Ma lo scopo principale delle Spa capogruppo sarà di generare valore per le banche di credito cooperativ­o. I rapporti con la clientela non saranno tenuti dalla Spa ma dalle singole Bcc. L’obiettivo è creare valore nell’insieme della catena. I dividendi non sono di un qualsiasi investitor­e, ma delle banche che vi partecipan­o nella misura del 60% del capitale». Qualcuno dice: ma il restante 40% può essere ambito…

«È vero. Ma esistono capitali di tipo speculativ­o e capitali di tipo paziente, che sono quelli ai quali le capogruppo potrebbero guardare, se ne avranno bisogno. Noi ci auguriamo che non ne avranno necessità, basandoci sul fatto che sono 130 anni che il

credito cooperativ­o non chiede soldi a nessuno, e che le Bcc hanno affrontato la crisi con il patrimonio costruito negli anni, hanno contribuit­o a pagare le crisi di altri e a versare soldi nei fondi di risoluzion­e ai quali non partecipan­o».

Tra le 27 Bcc della Puglia alcune hanno aderito al gruppo facente capo a Cassa centrale banca ed altre a quello guidato da Iccrea. Queste scelte diverse avranno riflessi sulla clientela?

«Allo stato, non credo che i risparmiat­ori avvertiran­no differenze sostanzial­i in base al fatto che una banca abbia deciso di aderire ad una capogruppo piuttosto che ad un’altra. In entrambi i casi il risparmiat­ore saprà di entrare in un ambiente più stabile di quanto fosse prima, grazie al meccanismo, molto complesso, delle «garanzie incrociate». Mentre prima il cliente aveva rapporti con una banca e poteva confidare sulla garanzia implicita del sistema, adesso ne ha anche la garanzia giuridica».

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